Pd, Bonaccini scuote gli alleati: “Uniamoci per vincere”
Carlo Bertini
«Andiamo divisi senza uno straccio di prospettiva nazionale e questo pesa, l’astensione ha penalizzato noi, la gente non aveva spinte per andare alle urne». Al comitato di Alessio D’Amato, al Portonaccio, periferia della Capitale, le analisi sono impietose e puntano il dito contro Giuseppe Conte e Carlo Calenda, ma tra i bersagli c’è pure Enrico Letta. Dentro il grande capannone, giornalisti e telecamere. Nessuno del Pd. E già questo è un fatto.
«Non li ho vo-lu-ti io», scandisce il candidato governatore sconfitto dalla destra, «con un congresso dem in corso ho preferito concentrarmi sui temi del territorio». Un modo elegante per dire che, «se non c’è una proposta politica nazionale che fa da traino, non vai da nessuna parte», la mette giù piatta un dirigente romano. Ma il Pd tiene non crolla, sta sul 20% nelle due regioni. Ma non basta.
«Le due Opa di Conte e Calenda sono state bloccate, ma questo non può consolarci», dice Andrea Orlando. Pierfrancesco Majorino, candidato in Lombardia, se la prende con lo stato maggiore, «nel momento di maggiore difficoltà non abbiamo avuto una leadership nazionale».
Ed è questo il motivo per cui Enrico Letta tira fuori la testa da sotto l’acqua che inonda il Nazareno: «Siamo il primo partito di opposizione. Con il vento contro, il Pd ottiene un risultato significativo e respinge la sfida di M5S e Terzo Polo», dice il segretario uscente, sapendo che gli viene intestata la botta di queste elezioni. E per questo determinato a rimarcare di aver respinto l’assedio di Conte e Calenda e di aver tenuto a galla il partito sul piano dei numeri nelle due regioni, malgrado le previsioni nere.
Il congresso che ha creato una vacatio di leadership esiziale e l’ostilità dei possibili alleati, tutti contro il Pd: sono le motivazioni di questa sconfitta, ma poi ci sono gli sguardi rivolti in avanti e qui le cose cambiano. L’obiettivo si sposta sul congresso dem, cui tutti ormai guardano.
A indicare una via di uscita da questa tragedia politica è Stefano Bonaccini, quando sostiene che «le opposizioni si devono trovare su lotte comuni: su lavoro, scuola e sanità pubbliche, 5 Stelle e Terzo Polo sono pronti a impegnarsi con noi in Parlamento e nel Paese?», chiede il candidato segretario.
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