Terzo Polo, Calenda frana ma rilancia: “Partito unico riformista”
SERENA RIFORMATO
Si sono proposti come l’alternativa fra destra e sinistra, il progetto politico che avrebbe scompaginato il bipolarismo dell’offerta politica. L’effetto sorpresa Terzo Polo, però, non c’è stato. Non nel Lazio dove appoggiavano il candidato del Pd Alessio D’Amato, non in Lombardia dove correvano da soli con Letizia Moratti. In entrambe le regioni i simboli di Azione e Italia viva si fermano sotto il 5% contro l’8% guadagnato alle politiche di settembre. Il leader Carlo Calenda mette la sconfitta nero su bianco: «Fuori dal bacino di voti del Terzo Polo non siamo riusciti ad attrarre consensi». Con una postilla da “mal comune mezzo gaudio”: «La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile: vince la destra ovunque – dice Calenda –. Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell’ipotetico formato del campo largo». Anche il giorno della sconfitta alle regionali viene speso dalle opposizioni fra le recriminazioni reciproche, una gara senza destinazione intorno alle domande chi ha perso più forte e per colpa di chi.
Per la Lombardia il sindaco Pd di Bergamo Giorgio Gori punta il dito contro Azione e Italia viva: «Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo Polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza?», scrive su Twitter il candidato alla presidenza della Regione nel 2018. «Sicuramente non ha funzionato – ribatte Calenda -. La scorsa volta eravamo tutti con te e hai/abbiamo preso meno del 30%». Si aggiunge il candidato sconfitto del Pd in Lombardia Pierfrancesco Majorino: «Sono veramente ammirato da Calenda che è riuscito nel capolavoro di far crollare il Terzo Polo e ancora si mette a dare lezioni di qua e di là».
Il leader di Azione rifiuta la lettura del “divisi si perde” e battibecca sia col segretario uscente del Pd Enrico Letta che col favorito alle prossime primarie dem Stefano Bonaccini. In risposta all’accusa di Letta ( «l’Opa contro il Pd ha fatto male a chi l’ha tentata), Calenda fa notare la sconfitta del Lazio, dove pure correvano uniti: «Basta con questo vittimismo – scrive l’ex ministro su Twitter –. La destra è forte, dobbiamo recuperare il consenso, rispettivamente liberal democratico e social democratico». L’altra stoccata è per il presidente dell’Emilia Romagna secondo cui il Terzo Polo sarà il «miglior alleato» della destra se continua a correre da solo: «Una certezza nella vita: il Pd non perde mai. E se perde è sempre colpa di qualcun altro». Schermaglia che non fa prevedere un cambiamento nello schema di gioco delle opposizioni anche dopo i risultati delle primarie Pd: «Zingaretti, Letta, i quattro candidati dicono tutti da tempo la stessa cosa: unirsi per combattere le destre – dice a la Stampa il capogruppo di Azione alla Camera Matteo Richetti – ma nessuno dice su quale progetto di futuro stare insieme, sono solo impegnati nella rimozione di Renzi e del renzismo». Il leader di Italia viva lascia l’onere delle dichiarazioni post sconfitta all’alleato e nelle ore dei risultati rimane silente.
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