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Con i fiorentini che ormai hanno abbandonato il centro storico e con prezzi così alti che gli affitti di lungo periodo sono un miraggio anche fuori dall’area Unesco, Comune e Regione hanno le armi spuntate. E invocano una nuova legge nazionale per salvare le città d’arte. «La Regione ci aveva provato nel 2016 — dice l’assessore toscano al Turismo, Leonardo Marras — Ma l’articolo 70 del Testo Unico sul Turismo, che definiva i limiti oltre i quali l’affitto delle case diventava attività imprenditoriale ci fu impugnato dal governo e dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale». «Da allora, lo Stato ha legiferato e ha imposto a chi ha tanti appartamenti di diventare impresa, con condizioni più stringenti, come l’obbligo della cedolare secca e di segnalare gli ospiti, ma comunque molto distanti da quelle imposte agli hotel», aggiunge Marras. Cosa fare per regolare questi che di fatto sono alberghi diffusi? «Noi vorremmo fare una programmazione territoriale, ma serve una legge nazionale — conclude l’assessore — Senza, non abbiamo armi». 

A tornare alla carica è il sindaco Dario Nardella, malgrado la sua legge di iniziativa popolare per difendere le città d’arte dall’invasione turistica sia ancora al palo (è lui stesso a spiegare che le elezioni hanno rinviato l’inizio della raccolta delle firme). «Il vero obiettivo della mia proposta, che avrebbe tempi lunghi — precisa il sindaco — è di dare uno stimolo al Parlamento perché si muova da solo, in tempi più brevi. Certo, se Roma non si muove, la mia legge va avanti, ma la speranza è che si faccia in fretta». 

Così, Nardella annuncia che «entro metà marzo inviterò tutti i parlamentari eletti nell’area fiorentina, di centrodestra e di centrosinistra, per discutere di tutto quel che serve alla città. Saranno due i temi principali: le riforme che servono per portare avanti i progetti del Pnrr e la legge per concedere ai Comuni la possibilità di regolare gli affitti turistici. Il mio obiettivo è quello di creare un accordo trasversale, bypartisan, perché finalmente si arrivi a dare alle città d’arte questa norma fondamentale per il nostro futuro».

CORRIERE.IT

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