Vent’anni di battaglia su Arcore

MARCELLO SORGI

Anche se non è detto che sia finita, perché i pm potrebbero fare appello, l’assoluzione – la terza – dell’ex-presidente del Consiglio dalle accuse relative all’epoca delle “cene eleganti” di Arcore, così definite dai legali, consente a Berlusconi di tirare un sospiro di sollievo. E sottolinea l’assurdità di un processo che ha già avuto le sue conseguenze ed erogato una condanna, questa sì definitiva, per un leader politico ormai da un decennio sul viale del tramonto. Un itinerario imboccato proprio a causa delle indagini a proposito della prima sera in cui una ragazza di nome Karima finì in Questura a Milano, e Berlusconi goffamente intervenne in suo favore, prima ottenendo di farla consegnare a una sua collaboratrice, poi arrivando a far votare il Parlamento a favore di una balla colossale, cioè la tesi che fosse stata liberata per evitare un “incidente diplomatico” con l’Egitto di Mubarak, di cui appunto “Ruby”, questo il suo soprannome, si sarebbe dichiarata, mentendo, nipote.

Si può dire che l’intera Seconda Repubblica, non solo Berlusconi, sia crollata dietro a una tale bugia. E adesso che Meloni ha deciso di ritirarsi dall’accusa di parte civile in cui si erano cimentati Renzi e poi Gentiloni, che tutto il sistema politico italiano si sia autodistrutto correndo dietro agli sguardi dal buco della serratura di Arcore. Dopo la caduta di Berlusconi infatti, e dopo il ventennio in cui, con tutti i limiti possibili, i governi venivano scelti dagli elettori, e questo semplice meccanismo democratico aveva incarnato la ricostruzione politica seguita al terremoto di Tangentopoli, dal 2011 al 2022 venne l’epoca della nuova emergenza e dei governi tecnici nati dall’impossibilità di trovare maggioranze nella realtà politica nuovamente azzerata dalla magistratura.

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