Zelensky, l’affondo di Sallusti: “Svuotare la scarpa in testa agli italiani no”
Bene ha fatto Giorgia Meloni l’altro giorno a non rispondere, durante la conferenza stampa a Kiev, al presidente Zelensky che se ne è uscito con quel “mi sembra che la casa del signor Berlusconi non sia mai stata bombardata dai missili” polemizzando, e anche un po’ ironizzando, sulle dichiarazioni del Cavaliere contrarie alla visita del nostro primo ministro in Ucraina. Ha fatto bene, Giorgia Meloni, dimostrando di aver velocemente imparato come si deve comportare un uomo di Stato, perché non era quella la sede dove mettersi a discutere di questioni interne italiane e quindi, di converso, male ha fatto Zelensky a porle.
Sappiamo che il presidente ucraino non è un fine diplomatico e capiamo che stando tutti i giorni sotto le bombe uno poi alla fine non va tanto per il sottile, ma non c’era davvero alcun motivo di riaccendere una polemica che, stante la presenza della premier al suo fianco in quel palazzo, avrebbe dovuto essere considerata definitivamente chiusa, infondata e superata dai fatti. Al netto che Zelensky può avere le sue buone ragioni per ricambiare la non simpatia che Berlusconi nutre nei suoi confronti, il presidente ucraino non ha sbagliato solo nella forma, e già questo per un capo di Stato non è poco, l’errore è soprattutto di sostanza.
Silvio Berlusconi infatti fin dal primo giorno di guerra ha schierato il suo partito, Forza Italia, senza alcuna esitazione sulla linea della fermezza contro Putin e della massima collaborazione, militare e umanitaria, con l’Ucraina. Zelensky deve sapere che senza quella scelta molto probabilmente né il governo Draghi prima né quello di Giorgia Meloni oggi avrebbero potuto fare quello che hanno fatto per aiutarlo a resistere all’invasore.
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