Maurizio Costanzo è morto, il giornalista e conduttore tv aveva 84 anni
Per molti è stato un trampolino di
lancio, quei 15 minuti di celebrità che se riuscivi a bucare lo schermo
si potevano ripetere in un istante che diventava un successo: è stato
così per Enrico Brignano, Gioele Dix, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti,
Dario Vergassola, David Riondino, Daniele Luttazzi, Alessandro
Bergonzoni, Valerio Mastandrea, Ricky Memphis, Platinette, Giampiero
Mughini, Vittorio Sgarbi… Tanto disimpegno ma altrettanto impegno,
come le campagne contro la mafia (era amico di Falcone, ospite nei suoi
programmi) che il 14 maggio 1993 portano a un attentato (fallito):
un’auto con 90 chili di tritolo esplode in via Fauro (vicino al
Parioli). Una «medaglia» di cui andare fiero. Meno la storia di un
decennio prima.
Nel 1980 nella lista dei massoni legati a Licio Gelli c’è anche il suo nome.
Prima nega, poi si arrampica sugli specchi («sono stato iscritto a mia
insaputa»), poi ammette il suo legame con la P2. Una vita professionale
intensa. Tanto quanto quella sentimentale.
Matrimonialista seriale, si è sposato quattro volte
: con Lori Sammartino nel 1963, con Flaminia Morandi nel 1973 (due figli: Camilla, sceneggiatrice in Rai, e Saverio, il regista). Quindi una lunga convivenza con Simona Izzo, ma nel 1987 sposa Marta Flavi. La quarta volta è quella buona: nel 1995 regala l’anello a Maria De Filippi.
Contemporaneamente al Costanzo Show, il giornalista e conduttore guida per svariate edizioni anche Buona Domenica,
agli inizi (1985) in coppia con Corrado, alla fine con Loredana Lecciso
(2006), in un percorso che da nazionalpopolare sconfina nel trash con
il troppo spazio via via dato a dubbi personaggi da reality show.
Ma è anche il termometro di come siano cambiati i gusti dei telespettatori e così il successo del suo programma simbolo via via scema: si dirada l’audience, si diradano le serate di messa in onda. È il presunto epilogo, che arriva il 9 dicembre del 2009: ultima puntata con alcuni degli ospiti più rappresentativi della storia della trasmissione: Raffaele Morelli, Afef, Katia Ricciarelli, Andrea Camilleri, Gino Strada e Enzo Iacchetti. Ricordò sempre che aveva potuto fare un programma libero e che Berlusconi si imbufalì solo due volte: una fu quando invitò Di Pietro, ma non glielo disse direttamente, glielo fece sapere.
In un’intervista scelse di rievocare due momenti di quella lunghissima esperienza: «Il bello è la sensazione che provi quando fai una cosa concreta: come quando gli spettatori nel 1994 hanno raccolto i soldi per ricostruire un ponte distrutto nell’alluvione del Piemonte o quando hanno contribuito a mettere in piedi ospedali per Emergency o a finanziare progetti per neutralizzare le mine antiuomo. Triste è stato l’addio a Isabella Ceola, una donna che è morta di vecchiaia a 28 anni, di senilità precoce. Era venuta tre volte in trasmissione, le aveva dato forza il fatto che poi quando la vedevano per strada non la chiamavano più ET, ma “quella di Costanzo”».
Chiuso il suo Show, capisce che per lui a Mediaset non c’è più posto, forse nemmeno riconoscenza, e la tanto bistrattata Rai (non da lui) gli offre una pensione televisiva: Bontà sua, Maurizio Costanzo Talk, fino a S’è fatta notte con Enrico Vaime, programma incompreso, programma di un tempo ma fuori dal tempo.
Del resto la tv è fatta così. Lui lo sapeva. Quando l’ombra sembra calare, all’improvviso qualcosa si riaccende: il Costanzo Show si riavvia su Rete4: è il mito dell’eterno ritorno nello stesso punto, che è partenza e arrivo.
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