Anche a sinistra è “Fattore Donna”
Tutto questo, anche questo successo da molti inaspettato, comporta dei rischi. Il primo è l’illusione del massimalismo: Schlein ha vinto con idee più a sinistra, più radicali, sulle risposte da dare a fenomeni che sono globali. Ma se vuole guidare il Pd e non un movimento fluido che rischia di sparire com’è apparso, deve tenere conto delle idee di tutti gli altri. Di Stefano Bonaccini e di chi ha votato per lui. Di Gianni Cuperlo, di Paola De Micheli, perfino di Lorenzo Guerini. Può dialogare meglio di tutti con il mondo pacifista, ma non sconfessare la posizione tenuta sull’aggressione russa in Ucraina: si aiuta l’aggredito fino alla fine, finché le bombe cadranno sulle sue case, finché il martirio sarà quello del suo popolo. Si cerca una via negoziale, ma non si abbandona chi la guerra la sta subendo da oltre un anno e neanche per un istante l’ha scelta.
“Se ci fosse una scissione sarebbe una sciagura, ma non per il Pd, per la democrazia”, ha detto ieri Achille Occhetto. L’ultimo segretario del Pci sa di cosa parla. La tentazione di una vocazione minoritaria del nuovo Pd, una volta abbandonato il governismo, non va superata pensando ad alleanze o nuove geometrie. Ma facendo sintesi di tutto quel che da questo congresso è arrivato e scegliendo, finalmente, un manifesto nuovo. Con l’ambizione di tenere dentro tutti, di ripartire insieme. Qualsiasi altra ipotesi, dalla guerra civile interna permanente all’ennesima scissione, decreterebbe una scomparsa e un’irrilevanza finora scongiurate. Serve saggezza tanto nella vittoria quanto nella sconfitta. Il banco non è un pezzo di potere, è una comunità di destini.
LA STAMPA
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