Calabria, cimitero sulla spiaggia. I sopravvissuti al naufragio: “Gli scafisti ci gettavano in mare”

Anche questa volta, la barca dei fantasmi era stata avvistata prima del naufragio. La capitaneria di porto di Crotone conosceva la situazione dalle 22 di sabato. Era stato un aereo di Frontex, in volo sul quel tratto di mare per presidiare le frontiere europee, a segnalare la posizione. Ma le condizioni del mare hanno impedito di tentare il salvataggio. Dunque: dormivamo e sapevamo. E la nave dei fantasmi, chissà come, fra le 3 e le 4 del mattino è riuscita ad arrivare a duecento metri dalla salvezza. Ecco i corpi in fila dentro sacchi di plastica bianchi. Ecco il numero con cui li archiviamo, in attesa del riconoscimento: «Kr14f9». Crotone, quattordicesima vittima, femmina, età presunta 9 anni.

Alle 18 sulla spiaggia del nostro fallimento e della loro morte, è annunciato l’arrivo del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il corteo di auto blu passa per uno sterrato, fra un canneto e diversi abusi edilizi. Scendono i vertici dell’arma dei carabinieri, ma il ministro preferisce non incontrare i giornalisti. Così l’auto prosegue verso la riunione ufficiale in prefettura.

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Quando viene buio, si capisce che non c’è più niente da sperare. Fa freddo. Il vento tira verso Nord. La corrente del mare solleva mulinelli contrari, alcuni verso riva e altri verso il largo. Così i nuovi morti stanno già raggiungendo gli altri morti, nel gigantesco cimitero del Mediterraneo.

I sopravvissuti sono stati portati al Cara di Isola di Capo Rizzuto, da lì si sentiva urlare una donna che chiedeva notizie di suo figlio. È la struttura finita al centro di un’inchiesta per distrazione di fondi europei, dove la ‘ndrangheta faceva affari e ai migranti veniva servito cibo avariato. «Roba da maiali», ebbe a dire il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Perché ogni cosa torna come un’ombra, e non c’è giustizia né pace.

Nel reparto di pediatria dell’ospedale di Crotone è ricoverata una ragazzina afghana, è stata lei a raccontare a suor Loredana gli attimi prima del naufragio: «Gli scafisti buttavano in mare i ragazzi. I ragazzi scomparivano nelle onde».

Credevano di essere salvi. Le bare stanno in fila sul campo dal basket del palazzetto dello sport di Crotone. Sono 74 alle nove di sera. Alcune grandi, altre più piccole e bianche. Sono tutte scoperchiate, perché è il momento delle fotografie della scientifica. Prendono le impronte, prelevano un campione di dna per permettere un riconoscimento. Sono i nomi e i cognomi che ci mancano. Sono le vite degli altri. E già si capisce che qui saranno pronunciate altre inutili parole di sdegno, all’ennesimo funerale del futuro italiano.

LA STAMPA

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