Attorno ai migranti il vuoto dell’opposizione
Alessandro De Angelis
E ci risiamo. Il principio di realtà, che ha il volto dei morti al largo di Crotone, diventa l’elemento disvelatore del problema: l’assenza di una politica sull’immigrazione. La tragedia squaderna l’emergenza: solo nel mese di febbraio gli sbarchi hanno raggiunto la cifra record di 14.104 (dati del Viminale), circa il triplo dello scorso anno di questi tempi (5.345), un trend ormai consolidato da mesi. In vista della stagione estiva, una situazione tecnicamente fuori controllo.
Solo qualche settimana fa, nel corso del Consiglio europeo – quello dell’incidente con Macron – Giorgia Meloni aveva definito “storica” la risoluzione approvata sui confini, in preda, nell’entusiastico giudizio, a un evidente richiamo della foresta di Visegrad. Peccato che mentre Orban può costruire muri, avendo attorno la terra ferma, l’Italia ha attorno un dettaglio chiamato mare, che rende complicata l’opera edilizia ed è in grado, appunto, di risucchiare vite umane.
Da un lato dunque c’è il fallimento della destra, proprio sul dossier attorno a cui gli impresari della paura hanno costruito le loro fortune. In Europa, innanzitutto. Bel paradosso: sull’economia, i sovranisti nostrani si sono consegnati al vincolo esterno, mentre sui migranti, dove l’Europa una linea non ce l’ha, non sono riusciti a intavolare una discussione, dopo che, in omaggio ai Paesi di Visegrad, è saltato il meccanismo della redistribuzione. Poi in Italia. Abbandonato l’antico cavallo di battaglia del blocco navale, perché infattibile, la linea del governo è stata passare dai “porti chiusi” a quelli itineranti per prendere tempo scorrazzando le Ong (il 10 per cento degli arrivi), da una parte all’altra. Da ultimo, nel Mediterraneo allargato: ci si doveva portare l’Europa con un piano per l’Africa, c’è andata l’Italia ma solo per chiudere accordi commerciali sul gas.
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