Se un selfie ferisce il dolore
Annebbiati dal desiderio di condividere la foto con i propri idoli, molti superano il limite tollerabile senza accorgersi di averlo superato, tanto è feroce il bisogno di fissare dietro un obiettivo l’incontro con la celebrità. Costi quel che costi. Anche in una camera ardente. Andy Warhol nel 1979 aveva previsto che «in futuro tutti saranno famosi per 15 minuti». Oggi i quindici minuti durano il tempo di un selfie e sopravvivono finché non si cambia cellulare o si svuota il cloud. All’inseguimento del selfie, tutto è volatile, anche il rispetto. Il selfie non ha attenuanti né generiche né speciali. È una droga che a molti toglie persino i freni inibitori e approfitta del riflesso condizionato del personaggio famoso che teme, in caso di rifiuto, di finire nella gogna social: ma come, un selfie non si deve negare. Perciò bene ha fatto Maria De Filippi a non sottrarsi alle richieste. Ma ora tocca a tutti noi capire una volta per tutte che queste scene non dovranno ripetersi mai più.
IL GIORNALE
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