Il nuovo Pd di Elly Schlein: con l’Ucraina, ma da «pacifista» e basta inseguire il centro
Un punto non risolto riguarda il suo rapporto con i capi corrente che l’hanno sostenuta. I debiti sono debiti, e Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Goffredo Bettini e Giuseppe Provenzano si sono spesi per lei. Ma al momento non si prospettano promozioni, se non forse per Francesco Boccia. La aiuta anche l’accusa di Bonaccini di avere avuto tutti i big dalla sua parte, e pare intenzionata a non ricambiare, per smentirlo.
Del resto si sa che la riconoscenza non vide mai re e per un posto in prima fila c’è il fedelissimo Marco Furfaro. Più aspro il rapporto che si annuncia con i gruppi parlamentari. Non gradisce né Debora Serracchiani alla guida della Camera, né Simona Malpezzi al Senato. Ma far fuori le due donne non sarà indolore, e l’autonomia dei parlamentari è uno scoglio contro il quale si sono infranti già altri segretari.
D’altronde, ha soprattutto un’altra donna nel mirino: Giorgia Meloni. È convinta di poterla mettere in difficoltà, con le mani libere dell’opposizione mentre la premier ha le mani occupate dai mille fronti del governo.
Per ora Elly Schlein ha un orizzonte lungo dodici mesi, quelli che la separano dalle elezioni europee. Lì, con il voto proporzionale, misurerà la sua forza, poi verrà il tempo della fase due, o, se andasse male, il momento di lasciare.
La lotta al precariato, un reddito per i poveri, la difesa dei migranti, sanità e istruzione pubblica e diritti civili saranno i suoi cavalli di battaglia, con la strada in discesa dell’opposizione. Più erta la salita della politica internazionale. Premerà sulla ricerca della pace in Ucraina, proposito di per sé lodevole, ma dovrà fare i conti con il rischio di scivolare in una deriva putiniana, in contrasto con l’Europa e gli Stati Uniti, oltre che con un gruppo parlamentare che almeno all’ottanta per cento rifiuta cedimenti.
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