Schlein-Meloni, parte la sfida: rivali simmetriche tra astuzia, pragmatismo e fair play

Nel racconto di Schlein ci sono i poveri e i sognatori, i militanti e i delusi della sinistra: della mitica agenda Ztl, al momento, non si vedono grandi tracce. E chissà che anche questo non sia un elemento di simmetria con Meloni, pure lei capace nei suoi primi interventi dopo la vittoria di stupire il pubblico archiviando ogni precedente narrazione e smarcando nettamente la sua immagine da quella del famoso comizio di Vox, con il corredo di critiche e allarmi che aveva suscitato.

L’astuzia, di certo, non manca a nessuna delle due. Così come la consapevolezza della forza dell’avversaria che suggerisce di essere guardinghe, di non sottovalutare l’altra affidandosi alla logica consolatoria del «tanto dura poco». Dopo le ultime elezioni politiche, mentre molti a sinistra evocavano emergenze democratiche o un esecutivo a brevissima durata, Elly Schlein fu tra i pochi a commentare con sobrietà assoluta la «vittoria piena» della destra e «in particolare di Giorgia Meloni». Dopo queste primarie Meloni ha ricambiato con analogo aplomb: «una giovane donna può aiutare la sinistra ad andare avanti». Toni inediti nel ring politico che vediamo da un pezzo.

Anche per questo reciproco fair play (se durerà nel tempo) la sfida Meloni-Schlein sarà interessante e potenzialmente portatrice di effetti collaterali positivi, in una scena politica da anni dominata dal bullismo maschile e dalla propensione a scegliere le donne “del nemico” come bersagli di campagne fangose e violente. Ora che i due principali partiti italiani sono guidati da donne, ora che oltre tredici milioni di elettori, quasi la metà del totale, hanno come riferimento politico una donna, sarà più difficile proporre certi titoli sessisti, cavalcare certe campagne, invitare i follower a raccontare “cosa farebbero” a Tizia o a Caia, raccontare una sindaca come «patata bollente», auspicare che una ex-ministra sia presa «a calci in culo per 10 chilometri», trasformare una ministra in un fumetto porno o riferirsi all’impegno femminile come roba da «oche giulive». Il duello adesso è un altro, lo governano le donne: anche i cavernicoli del maschilismo dovranno adeguarsi.

LA STAMPA

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