La premier e quelle due strade inconciliabili
Ricordiamo, ancora, a campione, il silenzio imbarazzato e imbarazzante sull’episodio di veterosquadrismo in un liceo fiorentino, e le resistenze anacronistiche sul tema inarrestabile del riconoscimento di diritti. Tutto questo è un prezzo che viene compensato dall’atteggiamento complessivo che la Meloni sta adottando, soprattutto in campo internazionale: anche qui con qualche contraddizione, come la permanente idiosincrasia antitransalpina e antimacroniana, forse per un’esigenza di rientro graduale dagli attacchi eccitati e sguaiati degli ultimi anni.
Quando si seguono due strade alternative, opposte, inconciliabili, arriva a un certo punto il bivio che richiede la scelta definitiva. Allo stato non si conosce la destinazione prediletta della Meloni. Da un lato l’appuntamento è con la memoria delle proprie radici (il cuore e la coerenza) e il conflitto insanabile di queste con il cuore della nostra Costituzione. Dall’altro, l’obiettivo porta all’esatto opposto (la ragione), la ricucitura con i punti fermi della nostra convivenza come fissati nella nostra Costituzione, rimettendo al centro del sistema una rigorosa separazione dei poteri, ridando alle Camere le prerogative espropriate da tutti i governi, e rimettendo a questi il ruolo di motore della legislazione, non dell’autore della stessa, che spetta alle Camere. Questo obiettivo richiede la convinta adesione della forza egemone della maggioranza, il partito meloniano, e la riapparizione di una forza di opposizione al progetto di governo, ma soprattutto allo snaturamento senza garanzie del nostro sistema democratico. Che non è destinato a essere democratico a tutti i costi e per sempre.
LA STAMPA
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