Matteo Renzi: “Rottamo Italia Viva, ora partito unico con Calenda”
II nuovo Pd in cosa sarà effettivamente diverso da quello
degli ultimi due anni? Potrebbe diventare una Sinistra italiana più
grande?
«È un altro Pd. Totalmente un altro Pd Bonaccini
avrebbe garantito continuità con l’impostazione di Veltroni. Schlein si
sposta a sinistra. Il Lingotto è morto e sepolto. Lei pensi solo a cosa
cambierà sulle infrastrutture, sull’energia, sui sussidi. Magari
funziona ma io non credo che avranno mai un consenso maggioritario con
questa piattaforma».
Facile immaginare per voi del Terzo polo un maggiore spazio
politico, ma dopo il 25 settembre non pensa che la vostra ambizione di
sottrarre voti al Pd sia stata letta dagli elettori laziali e lombardi
dei dem come un pensiero esclusivo e strumentale, al punto da rendervi
respingenti?
«Io penso che la partita si giochi alle
Europee. Fino ad allora sono tutte chiacchiere in libertà. Elettori ex
Pd ed elettori ex Forza Italia dovranno scegliere. Io non riesumo la
teoria fanfaniana dell’“avanti al centro contro gli opposti estremismi”.
Dico che tra lavoro e sussidi, i riformisti scelgono il JobsAct. Tra
energia pulita e i no a tutti, i riformisti scelgono il nucleare. Tra il
sogno possibile e l’utopia irrealizzabile, i riformisti scelgono la
concretezza. Tra quindici mesi vedremo se la mia analisi ha un senso
oppure no. Capisco che nella politica di oggi si viva con il senso
dell’urgente, ma io preferisco accarezzare le ragioni dell’importante
senza inseguire l’istante».
A quando nel 2023 la fusione con Azione? Per favorire la
scissione degli elettori Pd, non pensa che sareste più attrattivi se il
ruolo di leadership fosse assunto da chi non viene dal Pd? Non pensa che
lei e Calenda fareste cosa giusta nel promuovere una leadership al
femminile?
«Calenda ha proposto un percorso dal basso che
termina in autunno. Ci sto. Bisogna gestire questa fase con intelligenza
politica perché per fare un partito occorre tanta politica. Tanta buona
politica. Le leadership femminili: non si promuovono da parte degli
uomini. Si affermano da parte delle donne. Lo dimostrano la vicenda
Meloni, la vicenda Schlein, ma anche la storia di tante nostre dirigenti
nazionali e territoriali».
Il 65% degli iscritti al Pd non ha votato Schlein e assai più del 54% tra gli elettori: questo corto circuito avrà effetti sul nuovo Pd? E l’esser stata eletta dal “popolo” basterà a Schlein per emanciparsi dalla tutela di 3 ex segretari e di 4 ex ministri?
«Sono le regole del Pd. Gli iscritti hanno scelto Bonaccini, le primarie no. E che alle primarie siano andati anche elettori grillini è un dato di fatto: i riformisti invece sono rimasti a casa Adesso Schlein dovrà decidere. Non la invidio, ma le faccio i complimenti perché chi vince una consultazione popolare merita sempre stima e applausi. Anche quando non la si pensa come lei».
LA STAMPA
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