Covid e naufragio migranti: le due tragedie e la resa dei conti

Nella storia della gestione del Covid c’è la coda lunga di una polemica politica insistente e pesante, diventata negli anni una delle basi della costruzione della propria identità dell’attuale coalizione di centro- destra: la critica alla gestione, da parte del governo Conte2 ( 5S-Pd), dell’emergenza sanitaria descritta come inadeguata, irrazionale, autoritaria. E, aggiunge qualcuno di loro, anche corrotta. Il tema è dunque lì fin dall’inizio della pandemia, agendo da turbo collante fra gli interessi di commercianti e piccole imprese che odiavano le “restrizioni” del lockdown, e il movimento No-Vax in tutte le sue varie espressioni. Parola d’ordine e promessa elettorale è stata non a caso la volontà di arrivare a una inchiesta del Parlamento su quel governo. L’annuncio della chiusura dell’indagine ne ha infatti rilanciato l’idea. C’è un solo anello che non funziona in questo cerchio: come fa a stare insieme quel movimento di opinione della destra che è stato sempre contrario al lockdown, con una inchiesta in cui si accusa il governo Conte2 di non aver fatto il lockdown? Ma a questo siamo sicuri ci sarà fornita una risposta presto.

A dispetto delle diverse dimensioni, anche le implicazioni politiche (in questo caso a sinistra) del naufragio e dei mancati soccorsi, sono ampie. Non a caso la nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, ha scelto la discussione in merito della Commissione parlamentare con il ministro dell’Interno Piantedosi, come occasione del suo primo intervento pubblico. Già questo investimento basterebbe a misurare il valore che la sinistra dà oggi al tema. Un lungo esposto di un gruppo di senatori e deputati della sinistra, fra cui Bonelli, Fratoianni e Cucchi, attribuiscono la responsabilità del ritardo dei soccorsi ai nuovi criteri usati dal 2019 (governo Conte 1, 5S con Salvini) quando sono state approvate procedure, mezzi ispirati a “culture” di intervento diverse dalle precedenti. Siamo qui alla definizione non solo della tecnica, ma delle identità politiche della tecnica, diverse persino nei soccorsi. Nell’esposto viene nominato Salvini, come ministro dei Trasporti da cui dipende la Guardia Costiera.

È uno scontro, come si vede, che ha un ampio raggio e un ampio scopo: attraversa la questione delle “culture” delle identità politiche diverse e ha come fine l’azzoppamento dell’avversario – le dimissioni e/o la condanna della legge. Il tempo della politica insomma si è, da ieri, accelerato. Ritornando, come non avveniva da tempo, sul terreno della legalità e delle inchieste giudiziarie. Un passaggio che rivela quanto si sia fatto già corto il filo del confronto governo-opposizione.

LA STAMPA

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