Mattarella in piedi davanti alle bare di Cutro: un uomo in silenzio che salva lo Stato dal naufragio della pietà

Dove siamo precipitati se nei quattro giorni trascorsi dal naufragio il governo non ha sentito l’obbligo di impersonare questo legame tra i diritti e i doveri? Donna, madre e cristiana, Giorgia Meloni ha tenuto la sua triplice auto-definizione al riparo dalla tragedia del naufragio, aspettando che passi l’onda e confidando probabilmente nel nuovo egoismo nazionale che derubrica l’accaduto a dramma della povertà e del terzo mondo, quindi lontano da noi anche se si compie a cento metri dalla nostra esistenza protetta. Nel silenzio risuona soltanto l’insensibilità irresponsabile del ministro dell’Interno, capace di condannare addirittura la disperazione che spinge in mare i migranti. Mai come in questa occasione è evidente il velo che separa il governo dalla realtà: l’ideologia, più forte dei sentimenti, delle emozioni, soprattutto dei doveri. Nel vuoto di potere, si delinea un rischio che Meloni dovrebbe evitare ad ogni costo per il bene del Paese: il fantasma dei due Stati che coesistono ma si divaricano rappresentando due mondi, uno consapevole dei doveri imposti dalla democrazia per la libertà di tutti, l’altro chiuso nell’esercizio ideologico dei diritti assoluti che nascono dalla vittoria elettorale. Mattarella è il punto di congiunzione tra questi diritti e quei doveri, il punto di equilibrio tra la storia della Repubblica e la voglia di riscriverla. Il presidenzialismo della destra è esattamente la rottura di questo equilibrio.

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