Come cambia il Reddito di cittadinanza, nel 2023: due importi, a settembre diventa Misura di inclusione

di Enrico Marro

I testi abbozzati dal ministero del Lavoro sono da qualche giorno alla valutazione del Tesoro perché per fare tutto, compreso l’allargamento della platea di lavoratrici ammesse a Opzione donna e il rafforzamento delle politiche attive,servirebbe quasi un miliardo di euro. Ma il tempo stringe e nel giro di un paio di settimane la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, porterà in consiglio dei ministri almeno il decreto legge per riformare il Reddito di cittadinanza.

La stessa ministra ha rassicurato le parti sociali, che seguono con una certa preoccupazione il dossier, che il sussidio per i poveri non sparirà, anche per i cosiddetti «occupabili», cioè coloro che potrebbero lavorare, ma verrà sostituito da uno strumento che ha definito «Misura di inclusione attiva». Il nuovo acronimo dovrebbe quindi essere Mia.

Il via a settembre

La misura scatterà già quest’anno, dopo i sette mesi di proroga accordati ai beneficiari del Reddito di cittadinanza con la legge di Bilancio 2023. La Mia si dovrebbe quindi poter chiedere da agosto o più realisticamente dal primo settembre.

I potenziali beneficiari, in linea con quanto deciso con la manovra, verranno divisi in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. Le prime sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Le seconde quelle dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età. In sostanza, gli occupabili (stimati in 300 mila nuclei monofamiliari più 100 mila nuclei con più membri), che beneficiano dell’attuale Reddito al massimo per 7 mesi nel 2023 e comunque non oltre il 31 dicembre, scaduta la prestazione potranno presentare la domanda per la Mia: che però, per loro, sarà meno generosa e avrà una durata inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza e anche alla Mia di cui beneficeranno le famiglie senza persone occupabili.

Occupabili e non

Tuttavia anche per questi nuclei, composti di poveri senza possibilità di inserimento nel mercato del lavoro, la riforma prevede una stretta. Queste famiglie continueranno a ricevere un sussidio, la Mia appunto, il cui importo base (per un single) dovrebbe restare di 500 euro al mese, come nel Reddito. C’è invece ancora discussione sulla quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto. Il Reddito prevede fino a 280 euro al mese. Con la Mia questa quota potrebbe essere alleggerita e modulata sulla numerosità del nucleo familiare. Ma la stretta maggiore colpirà gli occupabili. Qui l’ipotesi che ha più chance è quella che vede l’assegno base ridotto a 375 euro. Inoltre, mentre per i poveri tout court la Mia durerà, in prima battuta, fino a 18 mesi (come ora il Reddito), per gli occupabili non più di un anno.

Il decalage

A completare la stretta, la proposta del governo dovrebbe recuperare anche l’idea del decalage avanzata alcuni mesi fa dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Il nuovo sussidio, in sostanza, non si potrà più chiedere a ripetizione, come il Reddito, ottenendo ogni volta altri 18 mesi di assistenza. Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi. Come accade ora, prima di chiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese.

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