Tensione nel governo, Meloni stoppa il decreto Piantedosi: sì ai rimpatri di Stato per le salme
Meloni non può permettersele. Non ora, non nel fuoco di una tragedia, mentre di sponda con Sergio Mattarella sta conducendo una trattativa delicata con l’Europa sui migranti, e di fronte allo choc del mondo cattolico. Non è stato casuale il tweet con cui la premier ieri ha rilanciato l’appello di papa Francesco contro i trafficanti di morte. Da giorni ci sono contatti e interlocuzioni tra Palazzo Chigi e la Segreteria di Stato del Vaticano attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano. Per tutti questi motivi Meloni non vuole un nuovo decreto che contenga i capitoli più controversi dei provvedimenti salviniani. Per esempio, la restrizione della protezione speciale, reintrodotta dall’ex ministra Luciana Lamorgese. Salvini e Piantedosi hanno già provato almeno due volte a resuscitare quelle norme che resero più complicata la politica dell’accoglienza in Italia.
E qui bisogna fare un passo indietro per meglio contestualizzare l’irritazione della premier. Siamo nei giorni tra Natale e Capodanno, alla vigilia del decreto sulle regole per le Ong. Tra gli uffici giuridici del Quirinale e quelli di Palazzo Chigi si registra un grande movimento. Nel testo ci sono troppi passaggi, stonati secondo il Colle, che riguardano la limitazione dei diritti dei migranti. Meloni li fa eliminare. Ma l’amore per quelle misure è tale che la Lega ritenta il blitz in Parlamento a fine gennaio, a due settimane dalle elezioni in Lombardia, con una serie di emendamenti al decreto in riconversione. Piantedosi, in quelle ore, è presente alla Camera e fa finta di non saperne nulla. Le proposte verranno tutte respinte, anche grazie a FdI e Forza Italia. La premier vede ripetersi un atteggiamento, una postura, tra Piantedosi e i leghisti, che settimana dopo settimana sta diventando sempre più un problema politico. Quello con il ministro non sarà un confronto facile. Meloni troverà di fronte a sé un uomo ferito, che si è sentito scaricato dagli alleati. —
LA STAMPA
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