Una pax romana per mettere fine alla guerra infinita
È evidente che se apertis verbis si dichiarasse un simile obbiettivo, questo renderebbe inevitabile uno scontro diretto, dalle conseguenze imprevedibili. Ma un’operazione di logoramento progressivo può raggiungere lo stesso scopo. Anche perché il Nemico, in condizioni di manifesta inferiorità, sarà portato a rispondere in modo sempre più inconsulto e occasionale, ciò che ne accrescerà l’isolamento internazionale. La sua occasione storica, dopo l’89, la Russia l’ha perduta: lanciare con tutti i leader europei che potevano condividerne l’idea una grande strategia euro-asiatica. Quella prospettiva, ammesso vi fosse, è perduta per sempre. Avrebbe forse anche potuto muovere l’opinione pubblica mondiale sul problema dell’allargamento della Nato (operazione Anaconda) e dei territori russofoni di Crimea e del Donbass. Ma ci sarebbero voluti ben altri leader dei Putin e dei suoi. Costoro si sono condannati decidendo l’invasione. Fossero intervenuti in modo mirato nel Donbass avrebbero sempre potuto chiedere, almeno a noi italiani: che direste se i sud-tirolesi si fossero ribellati in armi ai fascisti? E agli europei: ma non avete sempre applaudito agli interventi “liberatori”? non avete occupato Paesi sovrani per riedificarli in virtuose democrazie?
In tali condizioni – nessuna credibilità da parte russa, strategia americana volta a “risolvere” definitivamente la competizione con la Russia, nullità politica europea – la probabilità che il massacro continui è molto alta. Ma è il mondo tutto a essere entrato in una specie di guerra infinita. Cessano le battaglie, rimane la guerra, pugna cessat, bellum manet. Per una pace che non sia soltanto armistizio occorrono patti scritti, occorre un riequilibrio tra le potenze sancito da trattati, occorrono autorità sovranazionali riconosciute positivamente da tutti gli Stati in grado di colpire i trasgressori. Ma da questo bellum, o piuttosto guerra civile, è sempre possibile uscire anche per un’altra via, quella dell’impero di uno solo, dopo la catastrofe. È la pax romana, quella che nasce a Azio, non dalla federazione tra popoli. Infinite cause decideranno per quale strada ci incammineremo. La storia la facciamo noi, ma quasi mai sappiamo quale sia.
LA STAMPA
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