Quelle amnesie del ministro
Ma chi deve farla? Il Piano nazionale di ricerca e soccorso è molto chiaro: «Tutti i soggetti pubblici o privati che abbiano a conoscenza notizie relative a una nave o a una persona in pericolo in mare devono darne immediata comunicazione all’organizzazione Sar marittima». Non lo ha fatto il centro di coordinamento dopo la segnalazione Frontex? Bene, doveva farlo la Guardia di Finanza. E invece, il soccorso in mare non è scattato.
I naufragi e le Ong
Piantedosi trova
«incomprensibile» aver messo in connessione il suo decreto anti-Ong con
la strage di Cutro perché è avvenuta in un tratto di mare non coperto
dalle navi di organizzazioni non governative. Poi si lancia in un lungo
elenco dei naufragi avvenuti in passato nel canale di Sicilia, come per
dimostrare che, alla fine, queste cose succedono. Così facendo però
parla dei naufragi avvenuti nel tratto di mare che negli ultimi anni le
Ong hanno cercato di coprire, attuando salvataggi che dalla fine della
missione Mare Nostrum non attuava più nessuno. Se non fosse successo a
Cutro? Se il naufragio fosse avvenuto nel pezzo di mare dove ci sono
sempre meno Ong perché vengono spedite a La Spezia, a Livorno, ad
Ancona, per far sbarcare i naufraghi, cosa direbbe oggi il ministro?
La bugia
Dice anche, Piantedosi, che nel 2016 ci furono 4.574 morti nel Canale di Sicilia «quando ancora era attiva la missione Mare Nostrum». Solo che Mare Nostrum non era più attiva dal 31 ottobre 2014. L’aveva sostituita l’operazione europea Triton condotta da Frontex. Da allora si diede molta più importanza al controllo delle frontiere che ai salvataggi. Non è cominciata con questo governo, Piantedosi su questo ha ragione. Ma dovrebbe ricordarsi che ogni incarico porta con sé una responsabilità. Se qualcosa non ha funzionato nella catena di comando che non è stata in grado di impedire questo naufragio, non altri, questo, quelle 72 salme, quei 28 minori, quelle 19 piccole bare bianche, la responsabilità è in capo al ministero dell’Interno. Cioè a lui. E al ministero dei Trasporti da cui dipende la Guardia Costiera, cioè a Matteo Salvini. Quindi né l’uno né l’altro possono eludere l’unica vera domanda: perché la Guardia Costiera non è uscita in mare, quella notte?
LA STAMPA
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