La rivolta della Georgia per l’Europa e contro la Russia, migliaia di giovani in piazza a Tbilisi contro una legge sugli “agenti stranieri” ispirata dal Cremlino
Jacopo Iacoboni
È troppo presto per dire se le manifestazioni e gli scontri avvenuti questa notte in Georgia sfoceranno in una estesa, prolungata rivolta contro il governo di Tbilisi, giudicato dai manifestanti troppo amichevole con il Cremlino, e se Rustaveli Avenue diventerà una Maidan è impossibile dire, al momento. Certo gli scontri avvenuti a partire dalla tarda serata di ieri e proseguiti nella notte – con almeno 66 arresti, non è chiaro se ci siano vittime – segnano uno spartiacque che può essere importantissimo nelle turbolenze dello spazio post-sovietico, durante la guerra della Russia in Ucraina. E sono molto più che un campanello d’allarme per il Cremlino.
I fatti sono questi: migliaia di manifestanti (almeno diecimila, secondo The Insider, ma c’è chi dice molti di più) sono scesi in piazza nella tarda serata di ieri e si sono diretti verso il Parlamento georgiano per protestare contro la proposta di legge che dichiara “agenti stranieri” in pratica chiunque abbia relazioni conflittuali con a Russia, o che sia sgradito al regime di Mosca. La bozza prevede che una persona i cui finanziamenti provengono per oltre il 20% dall’estero, dovrebbe esser considerata un agente di influenza straniera. Una spia, più o meno come sta avvenendo in Russia, nella più totale arbitrarietà dei criteri. La manifestazione davanti al Parlamento è iniziata dopo che il disegno di legge è stato approvato in prima lettura, moltissimi georgiani – la parte più giovane e cosmopolita della popolazione – si oppone poiché la legge, a loro avviso, ostacola «l’integrazione europea della Georgia». L’ambasciata americana locale ha affermato che la legge è stata «ispirata dal Cremlino». Certamente non è una legge sgradita a Putin.
La polizia ha usato gas lacrimogeni e granate per interrompere una protesta. Qualche ora prima gli agenti delle forze dell’ordine si erano scontrata con i manifestanti, alcuni dei quali avevano lanciato bombe molotov e pietre. La folla si è poi radunata all’esterno del Parlamento, dove alcune persone hanno tirato via le barriere metalliche leggere progettate per tenere il pubblico lontano dall’edificio. Il ministero degli Interni ha dichiarato che ci sono stati feriti da entrambe le parti , e che la protesta è stata estremamente violenta e la polizia reagirà alle violazioni della legge. I manifestanti sostengono che la loro è una lotta per la democrazia e l’appartenenza della Georgia allo spazio europeo. La cavalcata della dittatura di Putin ebbe uno degli eventi tragici iniziali, e completamente sottovalutati in Europa e America, proprio con l’invasione in Georgia, nella data ominosa dell’8 agosto 2008.
Una delle più acute osservatrici della Russia e dello spazio post-sovietico, Farida Rustamova, ha ricostruito che all’inizio, le autorità georgiane, cedendo ai servizi speciali russi, non hanno lasciato entrare nel paese giornalisti e attivisti indipendenti russi, molti dei quali sono già stati etichettati come «agenti» in Russia. Era solo l’antipasto di quello che il governo di Tblisi si preparava a fare anche in casa, imitando la legge russa. Poi, dopo aver finalmente ceduto e fatto entrare molti oppositori di Putin, hanno deciso di adottare una propria legge repressiva, che in sostanza li mette alla mercè del Cremlino. Non solo. I suoi oppositori in Georgia, la chiamano così, «la legge russa». Ma è anche una legge che separerebbe totalmente la Georgia dall’Europa: funzionari europei hanno già affermato che il percorso georgiano verso l’Unione europea dopo l’adozione di questa legge sarebbe completamente precluso alla Georgia.
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