Beato il Paese che non ha bisogno di guerriere
Se guardiamo alle nostre figlie, e guardiamole per favore, dovremmo essere capaci di dir loro non importa, se sei una che vince. Non è una gara la vita. Non devi prevalere, sterminare l’avversario. Devi esistere e pretendere rispetto. Ma l’educazione al rispetto non riguarda le donne: riguarda la società intera, la quale è tuttora governata da un modello maschile di forza, di prevaricazione, di potere. Bello, sarebbe un 8 marzo in cui non ci fosse bisogno di dire alle ragazzine: armati ed esci a picchiare, a rischiare la vita. Se non vogliono rischiarla hanno anche ragione. Vivi la tua vita come vuoi viverla, questo dovremmo prima o dopo riuscire a dir loro. Non da martire, non da pugile, non da Antigone destinata alla morte. Resta pure ai margini, costeggia i bordi se questo ti fa sentire libera. Se non vuoi giocare a questo gioco non giocarlo. C’è posto per tutte, anche per te. Vieni fuori, nessuno ti farà del male.
LA STAMPA
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