La premier, Schlein e le leader che nessuno “ha visto arrivare”

E chissà che non fosse riferita anche ai due alleati la parte politicamente più significativa dell’intervento, quando Meloni ha spiegato che tetto di cristallo non si rompe solo arrivando a ruoli di potere, ma «anche dimostrando che si può fare molto bene, e non dico meglio». Meglio di chi? Meglio come? La frase resta in sospeso. Nel “meglio” la premier preferisce fare riferimento alle sue prossime ambizioni e progetti, uno più lontano e simbolico (un presidente della Repubblica donna, ultimo tassello che manca nella sala delle “prime signore”) e uno assai più vicino e politicamente alla portata di Meloni: dare a una delle grandi società partecipate dallo Stato un amministratore delegato donna. Quando lo dice, l’attenzione si desta all’improvviso, il sussulto nel parterre dei rappresentanti della maggioranza è quasi percepibile. Perché va bene tutta questa roba da donne – l’Europa, il grazie a Boldrini, il riconoscimento a Schlein – ma sulle nomine, sulle partecipate, sull’estrema trincea del potere maschile, ecco, lì uno strappo diventerebbe davvero difficile da deglutire

LA STAMPA

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