Sfida Meloni-Salvini per la linea dura sui migranti: ritirata la norma sul ruolo della Marina
di Monica Guerzoni
La caotica conferenza stampa con le voci che si sovrappongono dopo il Consiglio dei ministri a Cutro
Rivendicare la linea dura e, al tempo stesso, invitare a Palazzo Chigi i familiari delle 72 vittime del naufragio, in segno di solidarietà e vicinanza. Anche a Cutro, nella giornata del governo in trasferta sui luoghi della strage del 26 febbraio, Giorgia Meloni si è mossa alla ricerca di un difficile equilibrio.
Dal momento solenne della targa con la citazione del Papa, fino alla (tesa) conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, la premier ha provato a tenere assieme le aspettative di una base elettorale storicamente poco incline ad accogliere i migranti e la forte emozione che la tragedia nel mar Jonio ha provocato nell’opinione pubblica. Una posizione che ha rinvigorito la sfida sottotraccia con Matteo Salvini per il primato su un tema, la questione migratoria, che sta diventando un pilastro dell’azione del governo.
Le foto della giornata raccontano una squadra compatta, ma le carte, le parole e la mimica dei protagonisti rivelano quanta tensione abbia accompagnato la stesura del decreto che inasprisce le pene per gli scafisti e le organizzazioni criminali. Il braccio di ferro sulle norme dei decreti sicurezza di Salvini, che la Lega voleva inserire e Fratelli d’Italia è riuscita a tenere fuori dal testo, è durato fino all’ultimo minuto.
Il pre-consiglio che doveva tenersi mercoledì pomeriggio è slittato a ieri mattina e in quella sede c’è stato un altro incidente che rivela le fibrillazioni interne. All’articolo 10 del decreto la Difesa ha tentato il blitz con una norma che, rafforzando i compiti della marina militare sulla sorveglianza marittima, avrebbe dato un ruolo importante ai comandanti delle navi da guerra. Salvini, temendo un ridimensionamento della guardia costiera, è insorto e anche altri ministri hanno protestato con il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha coordinato le trattative per la stesura del decreto. Finché Guido Crosetto ha chiesto di stralciare la norma e la premier, rispondendo ai giornalisti, gli ha dato atto che la proposta era stata avanzata «dal ministero della Difesa» e non dal fondatore di Fratelli d’Italia.
Il via libera all’unanimità ha offerto all’esterno
l’immagine di un governo ricompattato,
ma la tensione, complice la delicatissima partita delle nomine nelle
aziende partecipate, non sembra essersi placata. Lo conferma il primo
commento a distanza di Silvio Berlusconi, che ha messo nero su bianco quel che in diversi nella maggioranza pensano e cioè che il nuovo provvedimento, per quanto vada «nella giusta direzione», «non potrà forse essere risolutivo».
Parole che stridono con l’enfasi di Meloni nel promettere, in diretta
tv, che il suo esecutivo cercherà gli scafisti «in tutto il globo
terracqueo».
Pages: 1 2