Inchieste Bergamo e Crotone, le domande inevase

Questi problemi possono anche avere risvolti di natura penalistica, ma sono fondamentalmente problemi di gestione dello Stato, che interventi delle procure non potranno certamente risolvere. Non basta, quindi, dire che non è compito delle procure ergersi a guardiani delle virtù collettive. Occorre anche che intervengano il Parlamento, la pubblica amministrazione, l’opinione pubblica.

Il Parlamento deve definire meglio ciò che ha rilevanza penale e delimitare meglio le fattispecie penali perché il «panpenalismo», i reati omissivi impropri e un legislatore disattento, sono la causa prima dell’intervento di organi non attrezzati per affrontare il futuro, ma solo per giudicare il passato.

La pubblica amministrazione deve, a sua volta, come ha già proposto l’ex ministro dell’interno Minniti, il 4 marzo scorso in un’intervista a Il Foglio, avviare un’inchiesta amministrativa per valutare in che modo hanno funzionato i rapporti tra il Ministero della salute e le strutture sanitarie regionali, per misurare le debolezze della sanità territoriale, per valutare la necessità di una migliore preparazione dell’estrema periferia del Servizio sanitario nazionale, in una parola per imparare la lezione che si trae da quanto è accaduto.

L’opinione pubblica e i media, infine, devono fare attenzione ai difetti strutturali di un Servizio sanitario nazionale, per tanti versi eccellente, ma che ha un tallone d’Achille, già indicato, proprio l’anno precedente alla pandemia, da ben due rapporti, uno nazionale e uno europeo.

Questo noi dobbiamo ai morti nelle strutture sanitarie di Bergamo, questo noi dobbiamo ai morti nel mare di Crotone, non vendette, ma piuttosto la promessa che non si ripeteranno.

CORRIERE.IT

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