Il decreto mette d’accordo tutta la maggioranza. Ora si punta a superare la “protezione speciale”

Fabrizio De Feo

Una partita a scacchi, non priva di tensioni, conclusa con un buon compromesso tra i partiti della maggioranza. La necessità di incassare qualcosa di concreto dall’Unione Europea dopo la lettera con cui Ursula von der Leyen ha parlato dell’urgenza di una «soluzione europea per una sfida europea». L’incognita dell’inchiesta della magistratura calabrese.

Il giorno dopo l’annuncio di un decreto legge che introduce nuove regole sull’immigrazione, la maggioranza riflette a mente fredda sulla linea della fermezza, adottata senza indulgere in eccessi. Inasprimento delle pene contro gli scafisti e riapertura dei flussi legali sono questi i punti cardine del provvedimento varato dal Consiglio dei ministri a Cutro. Con l’introduzione di nuovo reato, chiamato «morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina» che prevede pene da 20 a 30 anni di detenzione se viene causata la morte di più persone; da 15 a 24 anni se viene causata una sola morte; e da 10 a 20 anni se vengono causate lesioni gravi a una o più persone.

Ciascun partito alla prova dei fatti ha dovuto rinunciare a qualcosa. Matteo Salvini ha rinunciato all’ipotesi di reintrodurre le norme del decreto sicurezza varate dal governo Conte 1 e poi cancellate dal Conte 2, mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto all’ipotesi di consegnare alla Marina il compito di controllare i barconi degli immigrati, sottraendolo alla Guardia Costiera (che risponde al ministero delle Infrastrutture). Il tutto in attesa che si definisca il quadro dell’inchiesta della magistratura calabrese che potrebbe coinvolgere il ministero dell’Interno, quello delle Infrastrutture e quello dell’Economia che hanno rispettivamente la responsabilità della sicurezza, della Guardia costiera e della Guardia di finanza.

La lotta senza quartiere agli scafisti viene declinata e accompagnata dalla riapertura e dall’allargamento dei flussi legali. Un approccio, come sottolinea l’azzurro Giorgio Mulè, all’insegna «dell’umanità e della fermezza». La Lega però almeno ufficialmente non abbassa la guardia. «Ora in conversione del decreto bisogna completare il ripristino dei decreti Salvini» dice il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni.

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