Milano, stop del prefetto al sindaco Sala: «Bloccare i riconoscimenti alla nascita dei figli delle coppie lgbt»

di Elena Tebano

A luglio scorso il Comune aveva ricominciato a rilasciare certificati anagrafici ai bambini con genitori dello stesso sesso, ma ora la prefettura, dopo la sentenza della Cassazione sulla maternità surrogata, impone di interrompere

Milano, il prefetto Saccone blocca il sindaco Sala: «Stop ai riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia»
Il prefetto di Milano Renato Saccone e il sindaco Beppe Sala

Il prefetto di Milano ha chiesto al Comune di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche, avvertendo che in caso continuino dovrà essere richiesto l’intervento della Procura per annullarle. Lo stop riguarda i nuovi atti di nascita. Il sindaco Beppe Sala aveva ricominciato a formare (così si dice in termini tecnici) certificati anagrafici con due madri a luglio scorso, come aveva annunciato dal palco del Pride milanese, spiegando che aveva deciso di intervenire in prima persona, usando i suoi poteri di capo dell’ufficio di stato civile, perché parlamento e governo non avevano colmato il vuoto di legge sulle famiglie gay e lesbiche, nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte costituzionale: «Quando gli altri non si muovono, devo sentire il dovere di fare la mia parte» aveva detto. 

Adesso il nuovo stop, imposto dal prefetto su impulso del ministero dell’Interno, che recepisce la sentenza n. 38162 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del dicembre scorso. In quel pronunciamento i supremi giudici avevano stabilito che i bambini nati all’estero con la maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, che richiede l’approvazione di un giudice, e non con la trascrizione diretta all’anagrafe (che è un semplice atto amministrativo). Il 19 gennaio il Ministero dell’Interno, in una circolare diretta ai prefetti, ha sottolineato lo stop della Cassazione alle trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all’estero con maternità surrogata e li ha sollecitati a «fare analoga comunicazione ai Sigg.ri Sindaci, al fine di assicurare una puntuale ed uniforme osservanza degli indirizzi giurisprudenziali espressi dalle Sezioni Unite negli adempimenti dei competenti uffici». 

La circolare del prefetto di Milano Renato Saccone però non si limita a trasmettere le indicazione del governo sui bambini nati con la surrogata all’estero: sollecita a interrompere i riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia e si riserva di dare indicazioni su quelli nati all’estero sempre da due donne. «È stato effettuato, da parte di questa Prefettura, un approfondimento – quanto a casi rilevati e ad orientamenti amministrativi e giurisprudenziali – relativo alle iscrizioni e alle trascrizioni degli atti di nascita, riportanti dati di genitori dello stesso sesso», si legge nella circolare della Prefettura. «Alla luce del divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita, il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia. Parimenti esclusa è la trascrizione di atti di nascita formati all’estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata, attestanti il riconoscimento di filiazione nei confronti del genitore d’intenzione, privo di legame biologico col minore».

Secondo la prefettura «la preclusione alla menzione del genitore intenzionale» (cioè quello non biologico) nell’atto di nascita vale anche per i bambini nati all’estero da coppie lesbiche, ma «in ragione dell’assenza di indicazioni normative, su tale specifica fattispecie, l’Amministrazione ha richiesto un parere all’Avvocatura Generale dello Stato, le cui valutazioni saranno rese note alle SS. LL., una volta portate a conoscenza di questa Prefettura». 

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