Milano, stop del prefetto al sindaco Sala: «Bloccare i riconoscimenti alla nascita dei figli delle coppie lgbt»
Queste distinzioni hanno a che vedere
con i diversi modi con cui nascono i figli delle coppie dello stesso
sesso e le differenti condizioni giuridiche, che ne conseguono.
1. Figli di due padri nati con la maternità surrogata all’estero. In questo caso i bambini hanno di solito un atto di nascita formato all’estero (in Canada o negli Stati Uniti, gli unici due Paesi dove le coppie gay possono accedere alla maternità surrogata) che riconosce entrambi i padri. All’inizio in Italia veniva riconosciuto solo uno dei due (il padre biologico, che aveva fornito il seme per la fecondazione assistita). Poi varie sentenze, a partire da quella della Corte di Appello di Trento del 2017, avevano permesso di trascrivere integralmente il certificato estero, riconoscendo entrambi i padri. Procedura fermata dalla sentenza Corte di Cassazione a Sezione Unite (che di fatto fa giurisprudenza) del 30 dicembre scorso, in cui i supremi giudici hanno stabilito che si debba in primo luogo trascrivere solo il padre biologico e poi riconoscere il secondo padre con l’adozione in casi particolari, dunque con un procedimento davanti al Tribunale dei minori per dimostrare l’esistenza di un legame di filiazione tra il bambino e il secondo padre, quello cosiddetto «intenzionale».
2. Figli di due madri nati in Italia (grazie alla fecondazione eterologa fatta all’estero). Sono stati i primi a essere riconosciuti, prima (a partire dal 2014) con l’adozione in casi particolari. Poi direttamente con la registrazione alla nascita, iniziata dalla sindaca di Torino Chiara Appendino. Mentre nel caso dei padri la Cassazione ha indicato nell’adozione in casi particolare lo strumento per il riconoscimento, nel caso delle madri c’è più incertezza giuridica. La Cassazione si è pronunciata 7 volte contro il riconoscimento alla nascita, ma non a Sezioni Unite (quindi con meno “forza” giuridica), la Corte Costituzionale ha chiesto al legislatore di prevedere una forma di riconoscimento tempestivo, mentre 9 tra Tribunali e Corti d’Appello hanno autorizzato i riconoscimenti alla nascita per i figli delle coppie lesbiche. Proprio sulla base di questa incertezza giuridica alcuni sindaci hanno continuato a fare i riconoscimenti alla nascita per via amministrativa: a Milano, Bergamo, Crema, Bologna, Padova e Siracusa.
3. Figli di due madri nati all’estero con atto di nascita straniero. È un caso piuttosto raro (di solito i figli delle coppie lesbiche che fanno la fecondazione assistita all’estero nascono in Italia). La Corte di Cassazione ha sancito più volte che gli atti dei figli di due madri nati nei Paesi che riconoscono la genitorialità lesbica devono essere trascritti, visto che non in questo caso non ci sono i problemi etici legati alla maternità surrogata che si hanno nel caso dei due padri. È quindi scontato che l’Avvocatura dello Stato, interpellata dalla Prefettura di Milano, dia parere positivo.
Le associazioni lgbt+ chiedono il riconoscimento alla nascita, perché tutela di più e in modo più completo i minori, mentre il governo Meloni si oppone al riconoscimento dei genitori gay e lesbiche. «L’adozione ha due limiti fortissimi: uno è di natura procedurale, dura tanto, spesso anni in cui può succedere di tutto, compreso che muoia uno dei due genitori. E poi implica il fatto che debba esserci un giudizio sull’idoneità genitoriale di una madre (con gli assistenti sociali che vengono a casa) che è tale prima che i figli nascano. Tanto che nella maggior parte dei Paesi europei sei già madre quando esprimi il consenso alla fecondazione eterologa» spiegano gli avvocati Giacomo Cardaci e Manuel Girola di Rete Lenford. «In più c’è una differenza sostanziale: la genitorialità piena, quella del riconoscimento alla nascita, ti dà tutti e 100 i pezzi del puzzle che compongono la genitorialità, quella per adozione te ne dà 85, è semi-piena: ci sono meno diritti e doveri».
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