Emergenza siccità: pioggia da salvare, solo l’11% dell’acqua piovana viene conservato
FRANCESCO MOSCATELLI
MILANO. Caldo record, scarsità di precipitazioni, falde acquifere sotto i livelli di guardia, reti distributive e invasi insufficienti. Sono queste le componenti della grande emergenza idrica che sta colpendo l’Italia e che rischia di trasformare il 2023 nell’annus horribilis della siccità. I dati parlano chiaro: nei primi due mesi dell’anno il Cnr ha rilevato temperature di 0,76 gradi sopra la media degli ultimi due secoli, con punte di +1,44 gradi nelle regioni del Nord, mentre a gennaio sono caduti appena 24 millimetri di pioggia (ne erano attesi 63) dopo un 2022 che già aveva fatto registrare un calo complessivo delle precipitazioni del 30%. I picchi di aridità sono stati registrati in Piemonte con il 53,10% del territorio in sofferenza, Sicilia (48,70%) ed Emilia Romagna (38,60%). Non va meglio in Friuli Venezia Giulia, con il Tagliamento ridotto a «un’autostrada di ghiaia» per molti dei suoi 170 chilometri come di solito accade soltanto in piena estate. E neppure nei laghi prealpini: il Lario è pieno al 19% del suo potenziale, il Garda al 36% e il Maggiore al 40%, mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca (Pavia) è a -3,2 metri.
E se dal resto dell’Europa arrivano informazioni altrettanto scoraggianti – in Francia a gennaio sono caduti 20 millimetri d’acqua rispetto ai 78 previsti e per il Bureau des recherches géologiques et minières l’80% delle falde è a livelli di riempimento «tra il moderatamente basso e il molto basso» – in Italia, in attesa che il governo nomini l’annunciato commissario ad hoc, le Regioni si stanno già muovendo. «Non voglio arrivare a consigliare di tenere in considerazione quante volte si deve usare lo sciacquone, come ha fatto qualcuno, ma si capisce da soli che meno acqua usiamo meglio è» spiega con la sua consueta schiettezza il presidente del Veneto Luca Zaia, anticipando l’ordinanza anti-sprechi che presenterà nei prossimi giorni e ammettendo di osservare con interesse Paesi come Israele ed Emirati che desalinizzano l’acqua di mare. Anche in Piemonte, dove la Regione sta già aiutando con le autobotti 10 Comuni, si valutano divieti e limitazioni come nel 2022. «Non siamo ancora a questo livello ma se la situazione dovesse proseguire in questa direzione siamo pronti a farlo» chiarisce il governatore Alberto Cirio.
Anche al Sud la preoccupazione è tanta. «Il tema dell’acqua è davvero una priorità assoluta – dice il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio -. È uno sforzo senza precedenti che stiamo facendo per mettere al riparo un sistema irriguo, è il caso di dirlo, che faceva acqua da tutte le parti». Sul tema delle reti colabrodo, ieri, si è mosso anche il Codacons, con un esposto alla Corte dei Conti sulla «mala gestione» degli acquedotti di Toscana, Emilia-Romagna e Umbria. Secondo l’associazione dei consumatori si registrano dispersioni d’acqua superiori alla media, in particolare, sulle reti cittadine di Massa (62,9%), Prato (51,6%), Grosseto (49,4%), Pistoia (48,5%), Terni (47%), Firenze (44,8%), Ferrara (40,2%), Parma (38%), Modena (36,7%).
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