Gian Maria Gros-Pietro: “Le banche italiane sono solide, Lagarde non esageri coi tassi”
Dopo il ritocco di marzo, dovrebbe pensarci due volte prima di agire ancora?
«Sì.
Ho apprezzato il coraggio con cui Visco non ha gradito le dichiarazioni
su aumenti ulteriori. È stato prudente e garbato. Ha fatto capire che
se si esagerasse sarebbe un errore grave».
Torniamo all’economia reale. Come va il Pnrr?
«È
stato un cambiamento estremamente positivo. Va realizzato senza indugi.
Procedere in un modo radicalmente diverso dal passato ha creato problemi
di esecuzione. Il fatto che si manifestino, però, non deve
scoraggiare».
L’Italia ha sempre fatto fatica coi fondi europei.
«È
importante che tutte le forze politiche collaborino. Alla base del Pnrr
ci sono impegni di riforma dell’economia e della pubblica
amministrazione. È una esigenza assoluta. Il governo si pone il problema
molto chiaramente. Fa bene. Non possiamo fallire».
L’Italia si oppone al Mes che, ricorda l’Ue, può anche garantire le banche, nel caso succedesse qualcosa di brutto.
«Il
Mes non è uno strumento a cui ricorreremo. Non ci sono ragioni per
farlo. È una specie di sistema di sicurezza. Se non lo sottoscriviamo,
togliamo un’opportunità teorica agli altri. La mia opinione personale è
che dovremmo aderire alla sua riforma».
Come stanno le banche italiane?
«Stanno bene. Si
sono fortemente irrobustite negli ultimi anni. Hanno aumentato tutti gli
indici dello stato di salute. Gli Npl sono diminuiti, siamo molto
vicini alla media europea. Intesa Sanpaolo è naturalmente in posizione
di privilegio, in anticipo sul piano d’impresa. Un grande tema è la
transizione tecnologica».
In che senso?
«La quota di operazioni conclusa su
strumenti digitali cresce spontaneamente. Bisogna migliorare questi
strumenti e la loro sicurezza, i clienti vanno protetto dal cybercrime.
Ciò richiede investimenti soprattutto in capitale umano. Lo stiamo
facendo, è un lavoro impegnativo. Dobbiamo ampliare i servizi
disponibili e semplificare le piattaforme. La nostra app è stata
definita la migliore del mondo. S’impone una profonda conoscenza del
cliente. Stiamo lanciando una nuova banca, Isybank, completamente
digitale. Abbiamo acquisito una quota di Thought Machine, operatore
leader nelle nuove tecnologie e nostro partner per lo sviluppo digitale.
Il fronte d’azione è investire sulle persone».
Qual è la sua pagella congiunturale?
«L’economia
italiana va molto meglio del previsto. Con un 2022 che si è chiuso
positivamente, credo riusciremo a evitare una fase recessiva. Per il
2023 abbiamo rivisto la crescita del Pil dallo 0,6 a 0,8%. Viceversa,
abbiamo ridotto la previsione per il 2024 da 1,8 a 1,5 punti. Come
tutti».
Cosa la fa andare così bene?
«C’è l’effetto
rimbalzo con una solida quota legata ai servizi. La pandemia ci ha
colpito più di altri. Ma il manifatturiero italiano è andato meglio di
quello tedesco per quanto riguarda l’export. Abbiamo catene di fornitura
meno lunghe. Una minore delocalizzazione. I prezzi energetici sono
scesi, anche il tetto ha funzionato. Ha stroncato le speculazioni. Si
procede a rimpinguare gli stock di gas. Questo è un Paese che funziona.
Siamo il meglio per lo stoccaggio e siamo bravi in molte produzioni».
I rischi peggiori?
«La guerra è il più grave e il più prossimo».
Se potesse fare una cosa sola, cosa sceglierebbe?
«Metterei tutte le energie sull’attuazione del Pnrr e sulla sua correzione, evenienza per nulla esclusa, anzi resa necessaria dai cambiamenti dall’esterno, dai prezzi e dalla disponibilità delle materie prime. E magari correggerei qualche ritardo di attuazione dovuto a riforme da accelerare. Il tutto in una cornice precisa. Quella del proseguimento di una politica dei conti pubblici responsabile e prudente. Questa è una scelta che si fa sempre apprezzare dai mercati. E non solo».
LA STAMPA
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