La questione cattolica nella sinistra di Schlein

Annina Lubbock*

Apprezzo, come sempre, l’argomentare garbato di Graziano Delrio. Fa bene a ricordare i temi centrali della “agenda Schlein” sulla difesa dei deboli, l’economia sociale e l’ambiente, come questioni che stanno particolarmente a cuore a quelle parte del mondo cattolico che guarda al Pd, e ne fa parte. Tuttavia, alcune sue posizioni mi lasciano perplessa. “I cattolici sono molto preoccupati”. Quali? Ne conosco davvero tanti, dentro il Pd e fra i moltissimi che hanno votato Schlein, che non sono affatto preoccupati, anzi, nutrono molte speranze per il futuro. E mi chiedo cosa vuole dire “Non mettere i diritti civili in contrasto con la famiglia?”. Quale famiglia? Oggi in Italia, come altrove, di configurazioni di famiglia ce ne sono tante, e non solo perché ci sono anche famiglie omogenitoriali: genitori single; genitori divorziati con figli – conviventi e non – di unioni precedenti; genitori adottivi; famiglie con nonni o altri parenti conviventi; famiglie che vivono in comune. E la famiglia “tipo” (ma non certo unica) di oggi (padre/madre/figli) è già assai diversa da quella di 50 anni fa, e cambierà ancora.

Una famiglia è una comunità di affetti in cui i bambini, che siano figli biologici o non, che abbiano genitori omo o etero, possono crescere amati, protetti, ascoltati ed educati. Genitori, etero o omo che siano, in grado di garantire tutto questo a dei minori sono una risorsa per la società. Tutte le famiglie vanno sostenute, tutelando i diritti dei figli, che sono tutti uguali. Negare, come sta cercando di fare questo governo (vedi il caso di Milano e il conflitto con la Ue sul tema), il riconoscimento ai bambini di coppie omogenitoriali (che siano nati con gpa, fecondazione assistita, o siano adottati) è una intollerabile violazione dei diritti dei bambini, che i cattolici non possono non difendere.

La ricerca scientifica, compresi diversi studi longitudinali, ci dice che non vi è differenza in termini di esiti affettivi, cognitivi e di formazione della propria identità sessuale, fra figli di famiglie omo o etero-sessuali, né quanto a conflitti e separazioni. Non consentire a coppie non eterosessuali di definire la loro unione un “matrimonio”, manda alla società il messaggio che la loro unione ha meno legittimità e valore di quella di un matrimonio fra un uomo e una donna. Immaginate l’impatto sui figli di quelle coppie (“la mia famiglia è di serie B”). Non credo che sia accettabile per un cattolico che vi siano cittadini di serie A e di serie B.

Quali sono le politiche per la famiglia che servono? Non tanto bonus o assegni alle casalinghe, ma le azioni che sono dentro il manifesto di Schlein: la lotta alla precarietà e per il lavoro decente (la insicurezza riguardo al futuro è la principale ragione per la quale i giovani – uomini e donne – non “fanno famiglia”, o lo ritardano o si fermano al primo figlio); più asili nido, soprattutto al Sud; tempo pieno nelle scuole; congedi parentali uguali per padri e madri; aumento della occupazione femminile (che come è noto ha un impatto positivo sulla natalità); una sanità pubblica con più risorse; un fisco più equo; un ambiente più sostenibile per le future generazioni.

Non è poi chiaro cosa si intenda per “diritti comunitari”? Come potrebbero essere in contrasto con i diritti individuali? In che modo riconoscere il diritto di coppie omogenitoriali a fare famiglie violerebbe un buon senso comune, se è a questo che si allude con il termine “diritti comunitari”? Eppure, tante ricerche demoscopiche ci hanno confermato che il sentire della società su queste questioni si evolve con rapidità: i sondaggi ci dicono che anche in Italia la proporzione di popolazione a favore dei matrimoni egualitari è ormai alta e in costante crescita.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.