Meloni inizia oggi la tre giorni “rossa”: prima Schlein e poi Cgil. Il nodo Piombino
Sono giornate di «prime volte» quelle che attendono Giorgia Meloni. A partire da oggi, quando alle 15 si presenterà alla Camera per rispondere a interrogazioni e interpellanze. La prima volta, appunto, da quando siede a Palazzo Chigi. Oltre che l’occasione anche questa una novità che non ha precedenti di un faccia a faccia con la segretaria dem, Elly Schlein. Sarà lei, infatti, a illustrare l’interrogazione del Pd sul salario minimo. Mentre non sarà affrontato il naufragio di Cutro che ha tenuto banco nelle ultime settimane e su cui il governo è andato evidentemente in affanno. Sul fronte migranti, infatti, interverrà solo il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ma per chiedere delucidazioni sul naufragio avvenuto in acque libiche nella notte tra venerdì e sabato scorso e che ha causato la morte di 30 persone. Ma per Meloni il fronte più delicato sarà probabilmente quello del Mes, questione che sarà messa sul tavolo da Luigi Marattin, del Terzo Polo. Proprio ieri, infatti, da Bruxelles il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohe, ha nuovamente sollecitato l’Italia unico Paese Ue che manca all’appello dopo la ratifica della Croazia di qualche giorno fa ad approvare il Meccanismo europeo di stabilità. Un dossier su cui la premier e Fratelli d’Italia non hanno mai nascosto le loro enormi perplessità, ma che ormai è arrivato alla stretta finale: cedere alle ragioni dell’Europa oppure continuare a temporeggiare. Rischiando però anche alla luce delle tensioni sui mercati finanziari di attirarsi gli strali dell’Unione europea.
Per Meloni c’è in programma anche un’altra «prima volta». Venerdì è infatti attesa a Rimini per partecipare al diciannovesimo congresso della Cgil. Un fatto a suo modo storico, sia perché la leader di Fratelli d’Italia si troverà davanti ad una platea politicamente ostile, sia perché non accadeva da 27 anni che un presidente del Consiglio accettasse l’invito a intervenire alle assise della Cgil (l’ultimo fu Romano Prodi nell’ormai lontano 1996). Un appuntamento delicato, tanto che per giorni la partecipazione in presenza della premier è stata in attesa di conferma, con il via libera arrivato da Palazzo Chigi alla vigilia della conferenza stampa di Cutro. Il timore, adesso, è il clima possa essere ancor più surriscaldato del previsto (proprio ieri, peraltro, Cgil, Cisl e Uil hanno criticato duramente la riforma fiscale arrivando a minacciare «iniziative di mobilitazione»), anche perché non è un mistero che non tutta la base del sindacato guidato da Maurizio Landini abbia gradito l’invito a una premier che è quanto di più politicamente distante ci sia da loro. Tanto che non è escluso che una parte dei presenti – gli occhi sono puntati sugli oppositori interni di Landini, guidati da Eliana Como – venerdì possa decidere di lasciare la sala quando, alle 12, interverrà Meloni (l’ipotesi, ventilata da qualcuno a Rimini, che possa limitarsi a un semplice videomessaggio non sembra ad oggi prendere piede).
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