La flat tax estesa a tutti i contribuenti: Irpef e riforma fiscale, cosa cambia e come

a cura di Luca Monticelli

IRPEF – Servono dai 4 ai 10 miliardi di euro
La delega fiscale contiene solo i principi generali, la cornice in cui costruire gli interventi, mentre i decreti attuativi saranno emanati entro 24 mesi. La riforma quindi entrerà in vigore nel 2025. Gli articoli sono 22, divisi in cinque titoli. Secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti le misure vanno nella direzione di «semplificare e ridurre la pressione fiscale».

Nel testo si parla di «sistema ad imposta unica» come se ci fosse solo la flat tax, ma in realtà l’intenzione del governo è ridurre gli scaglioni dell’Irpef dagli attuali quattro (che sono 23%, 25%, 35% e 43%) a tre già dal prossimo anno. Ci sono due ipotesi sul tavolo: una con le aliquote al 23, 33 e 43%, l’altra 23, 27 e 43%. I redditi oltre i 50 mila euro sarebbero comunque tassati al 43%, ma quelli medio-alti potrebbero godere di un’imposta più bassa. I tecnici del Mef hanno realizzato simulazioni che solo per l’Irpef prevedono un costo che va dai 4 ai 10 miliardi. La prima ipotesi è quella che costa meno. Le coperture si devono trovare dalla razionalizzazione delle tax expenditures, magari con un tetto alle detrazioni parametrato sul reddito (senza toccare le spese sanitarie).

L’obiettivo, a regime, è arrivare a una flat tax per tutti, intanto c’è quella «incrementale» per i dipendenti, che usufruiranno di un’aliquota ridotta sui redditi aggiuntivi rispetto all’anno precedente. Arriva anche l’equiparazione della No tax area tra dipendenti e pensionati.

I PROFESSIONISTI – Irap abolita e moratoria estiva
Si va verso l’abolizione dell’Irap, che sarà graduale, e i primi a beneficiarne saranno artigiani, commercianti, società di persone e professionisti. L’articolo 8 tratteggia, al posto dell’Irap, l’istituzione di una “sovraimposta” in grado di assicurare un equivalente gettito fiscale per il finanziamento del fabbisogno sanitario e per le Regioni soggette ai piani di rientro. Questa sovraimposta è realizzata con le stesse regole previste per l’Ires e va ripartita tra le Regioni sulla base dei criteri vigenti in materia di Irap. Per le grandi aziende la delega vuole introdurre una “cooperative compliance”, cercando di dialogare con loro e ridurre l’elusione.

Mentre per il mondo delle piccole imprese si può andare verso un sistema di tassazione chiamato “concordato preventivo biennale”. In poche parole, l’amministrazione fissa un’imposizione all’imprenditore in base ai suoi redditi precedenti e per due anni non chiede altro. Il concordato preventivo ha la finalità di favorire l’emersione e dà la possibilità ai contribuenti di non pagare «eventuali maggiori redditi imponibili rispetto a quelli oggetto del concordato, fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi».

Per i professionisti, si punta a una moratoria estiva, senza scadenze di versamento nel mese di agosto, e a una trimestralizzazione dei versamenti minori. Novità anche sulla cedolare secca, estesa agli immobili commerciali. 

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