La flat tax estesa a tutti i contribuenti: Irpef e riforma fiscale, cosa cambia e come

LE FASCE DEBOLI E LE ASSUNZIONI – Iva agevolata e Ires ridotta
LA riforma si occuperà di riordinare l’imposta sul valore aggiunto, soprattutto per quanto riguarda le aliquote agevolate del 4%, 5% e 10%, cercando di aiutare così le fasce di reddito più deboli. Alcuni beni, invece, non ritenuti di prima necessità, saranno spostati sull’aliquota del 22%. Il governo sta studiando un azzeramento dell’Iva su pane e latte. Inoltre, si punta a velocizzare i rimborsi ai contribuenti.

Nella delega fiscale troveranno posto anche gli incentivi per le aziende che non distribuiscono gli utili e assumono a tempo indeterminato o investono in innovazione. In questi casi, l’Ires attualmente fissata al 24% verrebbe tagliata al 15%. Un intervento necessario anche in vista della global minimum tax, l’imposta globale per le multinazionali che entrerà in vigore nel 2024. L’obiettivo è semplificare l’imposta sul reddito delle società per attrarre investitori e capitali esteri. Sempre in materia di Ires, sul piatto ci sono le modifiche alla deduzione delle auto aziendali, alla deducibilità degli interessi passivi e alla disciplina delle perdite.

All’articolo 22 del provvedimento – l’ultimo, quello sulle disposizioni finanziarie – viene formulata una sorta di “clausola salva conti”: dall’attuazione della delega «non deve derivare un incremento della pressione tributaria». E se i decreti legislativi comportassero maggiori oneri, allora se ne adotteranno di ulteriori con le relative coperture.

L’EVASIONE – Meno reati e multe più leggere
Il governo chiama “Fisco Amico” il sistema che attenua e in alcuni casi cancella le sanzioni. Nel testo della riforma si legge che verranno individuate «specifiche misure di alleggerimento delle sanzioni penali tributarie, in particolare quelle connesse al reato di dichiarazione infedele». Sul fronte amministrativo, le sanzioni saranno ridotte perché «attualmente raggiungono livelli intollerabili». Si va verso lo stop alle sanzioni penali per la cosiddetta evasione di necessità: l’omesso versamento non è reato nel caso di «sopraggiunta impossibilità a far fronte al pagamento del tributo per fatti che non sono imputabili al soggetto inadempiente».

Inoltre il giudice dovrà tenere conto di eventuali accordi raggiunti in sede amministrativa o giudiziale che implicano «l’irrilevanza del fatto ai fini penali». L’alleggerimento delle sanzioni penali connesse al reato di dichiarazione infedele è previsto anche per le imprese che aderiscono alla “cooperative compliance”, che hanno tenuto comportamenti non dolosi e lo comunicano tempestivamente al fisco. È questo un effetto premiale a favore dei contribuenti che aderiscono all’adempimento spontaneo, un regime attualmente riservato ai soggetti che realizzano un volume di affari non inferiore a un miliardo di euro, soglia che il governo intende ridurre.

Quanto alle cartelle, la delega stabilisce «il discarico automatico» delle quote non riscosse dopo cinque anni. E per i vecchi debiti, dilazioni lunghe fino a 120 rate.

LA STAMPA

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