Se il governo ha paura del dolore
Così si organizza un incontro nascosto, tardivo, ma si va a quell’incontro non per ascoltare quel ragazzo che ha stretto tra le braccia il fratellino di 6 anni e lo ha visto morire, senza avere il coraggio di raccontarlo, quando ha chiamato casa. Non quella madre che ha salvato un figlio, ma ne ha persi due per sempre. Si va a quell’incontro per dire che è tutta colpa degli scafisti cui daremo la caccia. A chiedere perché affrontare il pericolo di una fuga, senza neanche tentare di capire che nessuno salirebbe su una barca – magari senza saper nuotare – affidando la sua vita al mare e alla notte, se non ritenesse quella l’unica scelta possibile per vivere una vita degna. Si va a quell’incontro senza risposte e, ancora una volta, con le domande sbagliate.
LA STAMPA
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