Contratti a termine, dimissioni e voucher: quando la flessibilità diventa una trappola

La trappola della precarietà

Se consideriamo tutte le forme contrattuali atipiche (tempo determinato, collaborazioni, part-time, etc) – spiega l’ultimo studio Censis – queste coinvolgono circa il 21,3% del totale degli occupati, ovvero circa 5 milioni di lavoratori. Un dato che incide sulla crescita complessiva dei contratti di lavoro degli ultimi 12 anni: più 24%. Ma attenzione, dentro ci sono tutte quelle forme che non prevedono un impiego fisso, e che sono aumentati del 33%. Nello stesso arco di tempo gli impieghi standard sono invece cresciuti solo del 4,8%. Alla fine – spiega il rapporto 2022 dell’Inapp (Istituto nazionale per le politiche pubbliche) – il lavoro atipico non è più quello strumento intermedio che serve poi ad ottenerne uno stabile, ma è diventato «una trappola» che ti mantiene precario a vita. Prendendo come riferimento tre trienni (2008-2010, 2016-2018 e 2018-2021) la ricerca dimostra che in linea di massima, solo il 35-40% dei lavoratori alla fine riesce a ottenere un contratto a tempo indeterminato. Se ci focalizziamo sull’ultimo periodo (2018-2021), il 30% resta inchiodato all’impiego precario, mentre i lavoratori che cercano una nuova occupazione dopo aver perso il lavoro sono aumentati del 18%. Una crescita certamente in parte imputabile alla pandemia. Ma c’è un altro dato preoccupante: il 17% è stato completamente espulso dal mercato.

Salari bassi, lavoro povero e boom di dimissioni

L’unico Paese europeo dove gli stipendi sono diminuiti negli ultimi 30 anni (1990-2020) è l’Italia (-2,9%). Il vero crollo però si è verificato nel decennio 2010-2020 quando il salario medio è calato dell’8,3%. E questo perché gli stipendi non sono legati alla produttività, che pur essendo più bassa rispetto al resto d’Europa, è comunque cresciuta del 21,9%.

Le statistiche evidenziano la differenza tra chi ha un lavoro stabile e chi ne ha uno precario. In media un lavoratore a tempo indeterminato nel 2021 ha ricevuto un salario che supera i 26 mila euro all’anno, contro i 9.634 euro di un lavoratore a tempo determinato e i 6.425 di uno stagionale (Qui il documento pag.5). Tra 2010 e 2020 circa l’11,3% dei lavoratori italiani ha avuto una retribuzione sotto i 14.460 euro lordi, mentre l’8,7% del totale vive con uno stipendio che non raggiunge i 10 mila euro l’anno. «Oggi c’è già tanta flessibilità che produce lavoro povero – spiega Franco Scarpelli, professore di Diritto del lavoro all’Università Bicocca di Milano – perché molte imprese ricorrono a contratti a termine cambiando continuamente i dipendenti di fascia medio bassa alla scadenza dei contratti». Salari bassi sono spesso la causa numero uno del boom di dimissioni dell’ultimo triennio. La ricerca della «Fondazione Studi Consulenti del Lavoro» sui primi 9 mesi del 2021 mostra questo: chi si dimette è giovane e con un lavoro a bassa qualificazione. Il 52,9 % ha un contratto a termine e il 37,9% un contratto part-time.

La decisione spagnola

La Spagna è il Paese europeo che da anni ha il più alto tasso di disoccupazione giovanile. Per uscirne, a inizio 2022, ha introdotto una riforma del lavoro che va nella direzione opposta a quella italiana: forte riduzione dei contrattia termine e limitazione a tutte le forme di esternalizzazione del lavoro. La legge, varata in accordo con sindacati e imprese, ridà centralità ai contratti standard, e per ridurre la precarietà utilizza oltre 2,3 miliardi dei fondi del Next Generation Eu. Risultato: 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, crollo del tasso di precarietà di 12 punti (dal 26,1% al 14%) con enorme crescita di posti fissi per donne e under 30.

A febbraio 2023 il governo di Pedro Sánchez, per contrastare l’inflazione, ha alzato anche il salario minimo di 93,3 euro al mese per 14 mensilità. È il caso di evidenziare che per rilanciare l’economia non è necessario comprimere i salari e le garanzie dei lavoratori: nel 2022 l’economia spagnola è cresciuta del 5,5%.

dataroom@corriere.it

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.