Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli a 18 anni per una scarpa sporcata: «Lo aspettavo a casa con il cornetto, non è più tornato»

di Chiara Marasca

Negli ultimi tempi il 18enne di Pianura viveva con i fratelli a casa di Monica D’Angelo, l’ex moglie del padre: «Lo amavano tutti, lavorava nella pizzeria di mia figlia Miriam. E sognava di averne una sua. Ora vogliamo giustizia»

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«Lo amavo come un figlio, l’ho amato dal giorno in cui è nato. Pio era impossibile non amarlo. Era buono, allegro, disponibile. La prego lo scriva, bisogna raccontare chi era. E pensare che ieri lui non voleva nemmeno uscire. Ti aiuto a montare il mobile, resto qua, sono un po’ stanco, mi  aveva detto. Poi gli amici lo aspettavano e si è convinto ad andare a Mergellina con loro, a bere un drink. Con lui c’era Carlo, l’amico del cuore. Sono tutti bravi ragazzi i suoi amici, come lui. La prego di dirlo». Perché la paura più grande, in queste ore in cui il dolore è inconsolabile e ai suoi familiari non sembra ancora possibile non poterlo più abbracciare, è che Francesco Pio Maimone, il ragazzo di Pianura ucciso domenica sera davanti agli chalet, possa essere considerato un giovane con cattive frequentazioni, o, peggio, vicino agli ambienti criminali del suo quartiere, recentemente in fibrillazione E invece no.  Una lite tra altri ragazzi per una scarpa sporcata e lui al posto sbagliato nel momento sbagliato. Non c’entrava niente. Lo dicono le ipotesi degli investigatori, che con il passare delle ore si delineano con sempre maggiore nettezza, e lo ripete tante e tante volte Monica D’Angelo, l’ex moglie del papà, mamma di Alessia, Miriam ed Emanuele, tre dei sei fratelli di Pio, come tutti lo chiamavano in famiglia. 

La famiglia

Una grande famiglia allargata, la loro, dove negli anni la gioia per l’arrivo di nuovi bambini ha lenito il dolore per un matrimonio finito lasciando spazio a un clima sereno e a legami intensi. Sei fratelli, legatissimi. Negli ultimi mesi Pio viveva proprio in casa con la signora Monica, per lui una seconda mamma. Non c’erano problemi con i genitori, né con gli altri fratelli – Chiara e Antonio – ma lui amava stare con la sorella maggiore, Miriam e i suoi figli, ai quali era legatissimo. I nomi dei nipotini, di 7 mesi e sei anni, Pio se li era anche tatuati. «Impazziva per loro», racconta Monica senza riuscire a trattenere le lacrime, «e quando un anno fa il più grande ha avuto un problema di salute Pio non l’ha lasciato un attimo. Pensi che il bambino lo chiamava babbo».  

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