Francesco Pio Maimone ucciso a Napoli a 18 anni per una scarpa sporcata: «Lo aspettavo a casa con il cornetto, non è più tornato»

Il lavoro con il papà

Diciotto anni compiuti a settembre, Pio in questo periodo era parte di un progetto di famiglia, la pizzeria aperta da Miriam e il marito al  Rione Alto. Lavorava per loro, imparava il mestiere, qualche volta infornava le pizze e faceva consegne, ma intanto coltivava il sogno di aprire, un giorno, una rosticceria tutta sua. Anche il papà Antonio lavora lì, come rider, mentre la mamma, Tina, è casalinga. Domenica Pio e il papà erano stati assieme. Tante risate, la gara a chi consegnava le pizze più veloce, la comune passione per i motori, un rapporto sereno e forte. I suoi genitori sono distrutti dal dolore, non si danno pace. Una vita di sacrifici, ripagati però dalla gioia di una famiglia numerosa e unita. 

«Vogliamo giustizia»

«Pio lo studio non l’ha mai amato, in primo superiore ha lasciato la scuola. Ma ha sempre lavorato, sempre. Prima della pizzeria ha fatto il fabbro, ha raccolto la spazzatura nei condomini, si è dato da fare», racconta ancora la signora Monica. Amava il calcio, Pio, ma tifava Inter. Una vita semplice, vissuta tra la famiglia e gli amici. Nessuna fidanzata, «ma era molto corteggiato, perché era solare, simpatico». Un ragazzo sereno, attento, che non si sarebbe mai cacciato in situazioni a rischio, «perché era anche pauroso. Se vedeva il sangue si impressionava e il primo pensiero, la speranza, quando stanotte ci hanno detto che c’era stata una sparatoria, è stato che potesse essere svenuto per lo spavento». Ma non è andata così.  «Mi aveva detto quando torno ti porto un cornetto, voleva solo stare un po’ con gli amici.  Ora vogliamo giustizia. Non si può perdere un figlio così». Sabato un corteo per gridarlo a gran voce partirà da Pianura, periferia ovest della città, e arriverà a Mergellina

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