L’avviso di Gentiloni all’Italia: “Sul Pnrr non si può sbagliare. Ponte e flat tax vengono dopo”

Francesco Spini

Altro che «l’ossessione» che il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, raccomanda. A sentire l’ex premier ora custode dei numeri a Bruxelles, «nel nostro Paese riusciamo a dare un’enorme attenzione a tantissimi problemi, talvolta anche a quelli che non sono dietro l’angolo come il Ponte sullo Stretto e la flat-tax». Ma «ci dimentichiamo che c’è un problema invece di estrema attualità, urgenza e importanza che si chiama Pnrr, che non mi sembra sufficientemente al centro delle nostre preoccupazioni». Apriti cielo. La critica punge nel vivo il cantore numero uno dell’opera che unirà Scilla e Cariddi, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini: «Da un commissario europeo mi aspetto aiuti e proposte, non polemiche. Oltretutto rivolte al suo Paese – spara da Alessandria il leader leghista –. Perché tagliare le tasse e fare piccole e grandi opere è quello per cui mi pagano ed è il futuro del Paese. Da un commissario europeo mi aspetto consigli, suggerimenti su come non perdere neanche un euro di questo Pnrr, magari rivedendo tempi e modalità di spesa». Ma Gentiloni, dal palco della presentazione del rinnovamento di Affari&Finanza di Repubblica, alla Bocconi di Milano, va anche oltre: «Noi italiani non possiamo prenderci la responsabilità di un fallimento dei primi eurobond a livello Ue, perché sarebbe dal punto di vista europeo veramente un disastro».

A condividere le preoccupazioni sul futuro del Pnrr, ora che la sua declinazione entra nel marasma dei mille campanili, c’è sullo stesso palco il governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco. «Quello che è stato fatto finora, con tutte le difficoltà, è andato nella direzione corretta», dice il banchiere centrale. Il piano, ricorda, «è il combinato disposto di riforme, interventi a livello nazionale e interventi sul territorio». Sulle riforme, «ci sono difficoltà, discussioni… ma più o meno si procede». Si va avanti negli investimenti gestiti a livello centrale. Quello che rimane, spiega, è la difficoltà «rilevante» in Italia «nella capacità di programmazione, di gestione dei fondi a livello locale». Non è omogenea sul territorio, concede Visco, ci sono aree con molta organizzazione a aree con difetti. Il governo «deve essere in grado di individuare» queste ultime e intervenire «a livello centrale per sostenere o anche sostituirsi». Tutto per mantenere «un interesse alto su questo che è un elemento cruciale per la futura crescita». Gentiloni concorda con Visco: «Fin qui tutto bene». Però «man mano che va avanti la sfida, diventa più impegnativa. Perché le riforme che si devono affrontare sono forse più delicate dal punto di vista politico e perché gli investimenti atterrano a livello locale, coinvolgono molto spesso le dinamiche territoriali». Il momento è cruciale. Bruxelles sta esaminando la terza richiesta di erogazione, quella di fine dicembre. Quest’anno ci saranno altre due tranche. «Messe insieme fanno 34 miliardi: una finanziaria praticamente». Gentiloni giura che a Bruxelles c’è una «disponibilità totale» a rivedere i piani come già hanno fatto per Germania, Finlandia e Lussemburgo. Però «non dobbiamo minimamente abbassare la guardia. Deve essere un’ossessione per le nostre classi dirigenti di governo nazionale e locale».

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