I migranti, noi e l’Europa: gli accordi che servono

Oggi più che mai, tuttavia, l’immigrazione si prospetta, lo ripeto, come un’autentica emergenza nazionale, nei tempi medio-lunghi un vero uragano che minaccia di venirci addosso. Possiamo allora continuare così, è il caso di chiederci, possiamo continuare a non far sostanzialmente nulla se non cercare di tamponare quotidianamente le falle senza avere un piano, un obiettivo, una prospettiva?

Nei Paesi con cui amiamo confrontarci le emergenze più gravi impongono una tregua politica e la ricerca di un accordo tra i partiti. Impongono che si cerchi un’intesa per il bene di tutti in nome di quello che si chiama per l’appunto l’interesse nazionale . Perché mai la medesima cosa non potrebbe accadere oggi in Italia riguardo l’immigrazione? Non lo richiede forse l’urgenza del problema, la sua natura inedita, la vastità delle questioni implicate e delle risorse necessarie per farvi fronte? Ha senso che davanti a un simile terremoto continui lo sterile palleggio di accuse tra destra e sinistra di tutti questi anni? Anche nei confronti dell’interlocutore europeo non avrebbe un peso ben maggiore un Paese che si presentasse con una voce sola?

Naturalmente è difficile, si capisce, che il governo o l’opposizione prendano l’iniziativa di fare il primo passo. Chi lo facesse, infatti, si accollerebbe dei rischi troppo forti: di apparire debole, di vedersi opporre un rifiuto, di perdere consensi tra la propria parte. E dunque forse questo è uno di quei casi in cui davvero potrebbe essere appropriata quanto risolutiva un’iniziativa del presidente della Repubblica. Nei modi e nella forma più opportuna che egli saprebbe senz’altro individuare. Il presidente Mattarella ha presso l’opinione pubblica l’autorevolezza e l’ascolto per offrire questo ennesimo servizio al Paese. Chi mai potrebbe restare insensibile al suo richiamo?

CORRIERE.IT

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