Cosa ha deciso la Fed sui tassi: rialzo di 25 punti, mai così alto dal 2007

La crisi bancaria scatenata dal fallimento della Silicon Valley Bank ha spinto i mercati a ipotizzare che la Federal Reserve avrebbe potuto interrompere il rialzo dei tassi. Non è stato così, perché il già previsto rialzo da 25 punti base è stato confermato, ma lo scossone al sistema bancario statunitense ha quasi messo la corsa dell’inflazione in secondo piano: nel comunicato pubblicato al termine della due giorni della Federal Open Market Committee e nelle prime parole del presidente Jerome Powell in conferenza stampa, entrambi volti ad assicurare che “il sistema bancario statunitense è solido e resiliente”.

Al termine della riunione i Fed Funds passano così alla fascia obiettivo del 4,75%-5%, sui livelli più elevati dal 2007. Nel Summary of Economic Projections, che viene pubblicato anche a giugno, settembre e dicembre, si vede invece il taglio delle previsioni sul Pil statunitense, che dovrebbe crescere dello 0,4% nel 2023, una previsione lievemente ribassata rispetto a quanto la Federal Reserve stimava a dicembre (+0,5%). Nel 2024 la crescita prevista passa dall’1,6% di dicembre all’1,2%. Viene invece ritoccata al rialzo, dal 3,5% al 3,6%, la stima sull’inflazione Pce core per il 2023.

La Fed e i suoi membri ritengono che gli eventi di marzo provocheranno “un inasprimento delle condizioni di credito per le famiglie e le imprese”, con effetti “sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione”. Nel frattempo l’inflazione negli Stati Uniti “rimane elevata”, e la Fed “rimane molto attenta ai rischi” collegati, senza escludere “un ulteriore irrigidimento della politica monetaria al fine di raggiungere un orientamento sufficientemente restrittivo per riportare l’inflazione al 2% nel tempo”.

Sulla crisi bancaria Powell ha detto che “è troppo presto per determinare l’entità” degli effetti degli ultimi eventi e “per dire come dovrebbe reagire la politica monetaria”. Powell ha poi incolpato il management di Svb di aver “fallito gravemente”, sottolineando che ha “esposto la banca a un significativo rischio di liquidità e di tasso d’interesse” e non ha “coperto il rischio”. Ha poi osservato che “è chiaro che dobbiamo rafforzare la supervisione e la regolamentazione” del sistema, assicurando di voler “identificare cosa è andato storto”.

Sul fronte dei tassi Powell ha usato parole che lasciando intendere la possibilità di uno stop ai rialzi: “Non affermiamo più di prevedere che i continui aumenti dei tassi saranno appropriati per contenere l’inflazione”. Rispetto alla riunione di marzo ha raccontato che nei giorni precedenti al meeting i membri della Fomc della Federal Reserve “hanno considerato” la possibilità di una pausa, affermando però che “la decisione che abbiamo preso è stata sostenuta da un consenso molto forte”. “In realtà – ha aggiunto in conferenza stampa – prima dei recenti avvenimenti, eravamo chiaramente sulla buona strada per continuare con i rialzi dei tassi”.

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