Sanità, le Regioni sulle barricate: “Servono più di 5 miliardi oppure tornerà l’austerity”
Tra le richieste c’è poi quella di rivedere l’anacronistico tetto di spesa per il personale, ancorato ai livelli del 2004, diminuiti anche dell’1,4%. E per far fronte alle carenze in organico dei medici si rilancia l’idea di utilizzare gli specializzandi già dal terzo anno di scuola. «Se davvero il livello di finanziamento del Ssn per i prossimi anni dovrà assestarsi al 6% del Pil, prospettiva che le regioni chiedono che venga assolutamente scongiurata — si legge nel documento -, occorrerà allora adoperare un linguaggio di verità con i cittadini, affinché vengano ricalibrate al ribasso le loro aspettative nei confronti del Ssn».
In pochi si illudono però che il governo possa aprire i cordoni della borsa al punto da soddisfare le richieste. Per questo le Regioni avanzano una proposta: «Che il relativo impatto economico sia opportunamente sterilizzato ai fini della verifica dell’equilibrio economico-finanziario». «Per evitare ricadute pesantissime sull’offerta di servizi ai cittadini chiediamo che questi importi non corrisposti vengano spalmati in un piano di ammortamento almeno decennale e che non contribuiscano al calcolo del deficit che porterebbe altrimenti al commissariamento di molte Regioni», spiega ancora più chiaramente Donini.
Intanto Schillaci incassa il plauso dell’Ordine dei medici. «Apprezziamo l’impegno manifestato dal ministro a rendere attrattivo l’Ssn fermando l’emorragia di professionisti verso il privato, l’estero e il prepensionamento», afferma il presidente Filippo Anelli. Mentre i più scettici sindacati di categoria attendono che dalle parole si passi ai fatti con il decretone omnibus della sanità, che potrebbe veder luce da qui a due-tre settimane. Risorse permettendo.
LA STAMPA
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