Nuovo codice degli appalti, è scontro. Anac e Cgil: «C’è il rischio di voto di scambio»

Ma dubbi arrivano anche dalle associazioni di categoria. Assistal (Associazione Nazionale Costruttori di Impianti e dei Servizi di Efficienza Energetica), che aderisce a Confindustria, è preoccupata per i tempi molto brevi, «avevamo chiesto uno slittamento dell’entrata in vigore» dice il presidente Angelo Carlini che auspica quindi che vengano «rivisti alcuni istituti per affermare la garanzia di trasparenza, fattibilità delle opere, sostenibilità del mercato e tutela delle imprese: ci preoccupano molto le soglie economiche previste per gli affidamenti diretti».

Per Ance «sono stati fatti grandi passi avanti», dice la presidente Federica Brancaccio, ma «restano perplessità sulla concorrenza, in particolare nei settori speciali che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici», e si augura quindi «un confronto continuo per risolvere queste criticità».

L’opposizione boccia il nuovo Codice
. Per il Pd c’è troppa discrezionalità: «Consente di affidare senza bandi e senza gare oltre il 90% degli appalti pubblici, questo preoccupa e spaventa», spiega il senatore dem Franco Mirabelli, mentre i Cinque Stelle promettono «barricate in aula». Per Carlo Calenda (Azione) invece il Codice «ha delle semplificazioni che condivido».

Intanto mercoledì il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto Crediti che verrà votato oggi alla Camera. Tornato ieri in commissione Finanze per un intervento chiesto dalla Ragioneria dello Stato, il provvedimento con le novità sui crediti fiscali legati ai bonus edilizi, incluso il Superbonus, sarà oggi alle 18 in Aula Camera per le dichiarazioni di voto. Il voto finale è previsto martedì prossimo per poi inviare il testo all’esame del Senato. Dovrà essere convertito in legge entro il 17 aprile.

CORRIERE.IT


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