Le condizioni di Papa Francesco migliorano, ma ora c’è il rischio di un conclave ombra

Lo testimonia l’agitazione febbrile e un po’ scomposta che anonimamente mostrano amici e avversari, per motivi opposti. I primi, perché temono che quanto è accaduto avvicini non solo la rinuncia ma la resa dei conti in una Chiesa profondamente divisa. Gli altri, perché confidano che l’indebolimento di Francesco acceleri un Conclave dai contorni misteriosi, ma considerato tra i più difficili e conflittuali degli ultimi decenni. In un momento in cui dovrebbero emergere soprattutto la compassione e la solidarietà nei confronti di Jorge Mario Bergoglio, peraltro arrivate da più parti, rispunta invece anche la divisione quasi tribale sopravvissuta a ogni papato; e non sanata nel decennio di Francesco.


È un conflitto sordo che il Papa percepisce, e del quale soffre. Nei giorni scorsi, ricevendo una delegazione di profughi, avrebbe evocato ancora nemici all’interno del Vaticano, oltre che fuori. E di certo non lo ha confortato l’uscita del prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg Gaenswein, che al Corriere aveva confidato prima del malore papale: «Credo che non pochi cardinali avrebbero vissuto bene se Angelo Scola fosse stato Pontefice». Il cardinale Scola, allora arcivescovo di Milano, era considerato nel 2013 il più accreditato candidato italiano al papato.

In più, il fatto che a comunicare il decorso della degenza continui a essere la Sala stampa vaticana e non i medici del Gemelli, rischia di contribuire a far nascere le voci più malevole. Finora non si sono mai visti né si è mai sentita la voce dei dottori che lo stanno curando. Non ci sono bollettini ufficiali dell’ospedale, come non ci furono due anni fa quando Francesco fu operato allo stomaco. E questa assenza di trasparenza permette a nemici e amici di scegliere la narrativa preferita, senza che l’opinione pubblica sia in grado di capire fino in fondo come stanno le cose.

L’impressione è che in Vaticano stiano un po’ tutti col fiato sospeso, e in un silenzio che conferma il disorientamento e l’incertezza. Sottotraccia, però, le manovre per il Conclave, mai interrotte, si stanno intensificando. Qualcuno fotografa il paradosso di un pontificato argentino affiancato, se non condizionato per quasi dieci anni dall’ombra dell’«emerito» Benedetto; e da appena tre mesi ritornato alla normalità dopo la morte di Joseph Ratzinger. Invece, proprio quando finalmente si era riaffermato un solo Papa regnante, è arrivata questa crisi respiratoria, abbinata a una sofferenza cardiaca: come se Francesco e Benedetto fossero pontefici con traiettorie esistenziali difficili da separare.

CORRIERE.IT

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