Donald Trump incriminato, martedì in tribunale per le foto segnaletiche
«La mia incriminazione è una persecuzione politica e una ingerenza nelle elezioni», ha dichiarato Trump, che nega di aver avuto rapporti con Stormy Daniels, accusando i «democratici radicali» di essere «ossessionati» dalla decisione di colpire «un oppositore politico innocente». Non solo. Trump chiama in causa direttamente Joe Biden, accusando il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, in quanto democratico, di agire per conto dell’attuale presidente. «Anziché occuparsi dell’ondata di crimine senza precedenti a New York, sta facendo il lavoro sporco di Biden. È stato scelto e pagato da George Soros, è vergognoso». Trump conclude: «Questa caccia alle streghe si ritorcerà contro Biden». L’ex presidente si serve inoltre dell’incriminazione per raccogliere fondi: ieri notte ha inviato una mail in cui viene riportata la prima pagina del New York Times con la notizia della sua incriminazione, al fine di chiamare i suoi sostenitori a finanziare la sua campagna elettorale. La scorsa settimana ha già raccolto un milione e mezzo di dollari.
Il testimone chiave del caso di Stormy Daniels sarà l’avvocato e «fixer» Michael Cohen, colui che «risolveva i problemi» di Trump, reo confesso di aver pagato Stormy con fondi della campagna elettorale, reato per cui è stato in prigione. L’incriminazione di Trump «non è motivo di gioia», ha dichiarato Cohen ieri, ma è la prova che «nessuno è al di sopra della legge».
Deputati repubblicani vicini all’ex presidente come lo speaker della Camera Kevin McCarthy, il suo numero due Steve Scalise e il presidente della Commissione Giustizia Jim Jordan si sono subito definiti «indignati» per la «persecuzione politica». Per i rivali per la nomination repubblicana sarà difficile attaccare il presidente su questi temi. Il governatore della Florida Ron DeSantis, che ha già tentato di presentarsi come un’alternativa lontana dagli scandali e focalizzata sui risultati, ieri si è schierato con l’ex presidente annunciando su Twitter che «la Florida non lo estraderà» perché la sua incriminazione è “anti-americana” ed è un “abuso della legge per colpire un oppositore politico” (se cooperasse con le autorità DeSantis rischierebbe l’ira dell’elettorato repubblicano; invece così può continuare in privato a sostenere che i guai legali di Trump lo rendono ineleggibile). L’ex presidente si presenterà volontariamente, hanno preannunciato i suoi avvocati. Se non lo facesse e se DeSantis davvero rifiutasse l’estradizione, si tratterebbe in sostanza di una violazione della Costituzione.
Le misure di sicurezza sono scattate già alle 5:30 di giovedì, poco dopo l’annuncio dell’incriminazione. La polizia di New York ha ordinato a tutti gli ufficiali della zona in uniforme di stare “pronti ad essere schierati in qualunque momento”. C’è anche la possibilità che venga individuata una sede diversa dal tribunale, dove l’ex presidente attirerebbe meno attenzione, anche se Trump ha detto con toni sprezzanti agli alleati di voler trasformare l’incriminazione in uno show.
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