Decreto Schillaci, solo cipria sui mali profondi della Sanità
Tra le varie disposizioni, il ministro ha tenuto a segnalare quella che tende a mettere le briglie al ricorso, da parte, delle strutture del Ssn ai cosiddetti “gettonisti”. Ma non c’è da sperare – anche a non voler cedere al pessimismo – che i frutti di questa misura maturino tanto presto. E che una parte dei “medici di ventura” tornino al Ssn, dopo averlo lasciato, attratti dalle sirene dei livelli retributivi più alti. Se lo augurano i cittadini – utenti, che in tante parti del Paese, si trovano ora di fronte a “operatori economici” che di fatto detengono in alcuni territori una parte della gestione medico-sanitaria di alcuni servizi sanitari. Chi effettua la selezione? Chi verifica le competenze e la qualità delle prestazioni, un pilastro portante del mestiere di medico in ogni tempo e in ogni luogo?
Entra a fatica tra gli obiettivi proposti, in verità, l’articolo 11 che elimina le incompatibilità per attività effettuate al di fuori dell’orario di lavoro per le professioni sanitarie: gli infermieri dipendenti, in altre parole, potranno svolgere attività libero-professionale anche presso strutture diverse da quella di appartenenza, al di fuori del servizio. Una richiesta “storica” degli infermieri che hanno sempre reclamato un’equiparazione alla professione medica che gode da tempo del diritto di esercitare l’attività libero-professionale in intramoenia. Niente di male, in condizioni diverse. Il fatto è che il numero degli infermieri in rapporto alla popolazione è desolatamente basso (5.7 su 1.000 abitanti) rispetto a una media di 9,4 dei grandi Paesi europei (UK, Francia, Spagna e Germania); mentre diversi fattori, tra cui la migrazione all’estero e le condizioni retributive e di lavoro, contribuiscono ad aggravare la carenza di personale infermieristico. Cosa comporterà, c’è da chiedersi, l’autorizzazione a svolgere la professione fuori dell’orario di lavoro in strutture esterne al servizio sanitario pubblico, cioè nel privato, ambulatori, cliniche, Rsa? Il fatto che possano lavorare oltre l’attuale orario di lavoro è salutato come una conquista dagli infermieri. C’è da temere che non corrisponda a un rafforzamento del Ssn, purtroppo.
LA STAMPA
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