Una narrazione arrischiata che esacerba le divisioni

di Massimo Franco

Le frasi del presidente del Senato La Russa sulla strage di via Rasella possono essere classificate come parole in libertà ma finisce per alimentare lo scontro

 Una narrazione arrischiata che esacerba le divisioni

Le frasi del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sulla strage di via Rasella che provocò per rappresaglia l’eccidio delle Fosse ardeatine, possono anche essere classificate come parole in libertà.

Sostenere che l’attentato dei partigiani fu «una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza», è discutibile perfino nel senso che se ne può discutere. Aggiungere che i tedeschi uccisi a Roma nel marzo 1944 erano una «banda musicale di semipensionati e non nazisti delle SS», è inquietante. E la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, gli ha ricordato la verità storica.

Ma l’intervista rilasciata dalla seconda carica dello Stato al podcast di Libero Quotidiano rischia di alimentare un filone che ha come protagonisti esponenti della destra. E mostra una tendenza a trovare, non si capisce se volutamente, occasioni di scontro in nome di una narrativa alternativa coltivata per decenni ma mai elaborata.

Lo stesso fanno, si dirà, le opposizioni del M5S di Giuseppe Conte e del Pd di Elly Schlein con il loro estremismo antigovernativo. Ruolo e peso politico sono diversi, però, come i temi trattati e gli effetti prodotti. Il primo, paradossale, è di rianimare polemiche che l’opinione pubblica ha dimostrato di non ritenere importanti; e che gli stessi avversari non hanno sollevato più di tanto dopo il voto del 25 settembre. Si finisce dunque per creare a freddo contrapposizioni artificiose e laceranti. Il secondo effetto è di proiettare l’immagine di una maggioranza in preda alla voglia di riscrivere il passato remoto: nonostante la funzione di governo che dovrebbe spingere a unire.

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