Stangata sulle tariffe telefoniche, per i clienti aumenti da 2-3 euro al mese
Sandra Riccio
Non ci sono soltanto i rincari di bollette e alimentari a pesare sui bilanci delle famiglie. Adesso a incidere è anche la telefonia. Con l’inflazione ancora alta, infatti, alcuni operatori hanno inaugurato il 2023 incrementando i costi per i già clienti. A colpi di uno, due euro alla volta hanno alzato i prezzi. C’è però anche un’altra grande novità che riguarda il settore e che fa discutere: con il nuovo anno alcuni gestori hanno introdotto nuove tariffe che sono indicizzate all’inflazione. Vuol dire che i prezzi salgono se il caro vita aumenta. Al contrario, non è invece previsto un meccanismo di ribasso nel caso di inflazione in discesa. In più la nuova formula non darebbe la possibilità di esercitare il diritto di recesso.
E’ quanto emerge dall’analisi effettuata dall’Osservatorio Tariffe di SOStariffe.it e Segugio.it che ha fotografato nel dettaglio i nuovi trend del settore della telefonia.
Per quanto riguarda gli aumenti emerge che per la telefonia mobile i rialzi sono arrivati da Tim (2 euro in più al mese per alcuni clienti) e WindTre (2 euro in più al mese) oltre che da PosteMobile (un euro in più). Per la telefonia fissa, le rimodulazioni al rialzo sono state introdotte per i clienti Fastweb (fino a 5 euro in più al mese), Tim (+2 euro al mese) e Vodafone (1,99 euro in più).
L’analisi si concentra sulla novità delle tariffe indicizzate all’inflazione. Al momento sono applicate soltanto da WindTre e Tim, ma presto le tariffe indicizzate potrebbero diventare la regola. Come avvenne qualche anno fa con i rinnovi ogni quattro settimane e non ogni mese, altri operatori potrebbero seguire la stessa strada. La nuova formula vale sia per i già clienti sia per i nuovi e sia su rete fissa sia su mobile.
In sostanza, le tariffe indicizzate all’inflazione prevedono un aggiornamento annuale del canone mensile che segue l’evoluzione dell’inflazione. L’incremento non rappresenta una rimodulazione tariffaria e non darebbe, quindi, la possibilità di esercitare il diritto di recesso, al contrario l’adeguamento all’inflazione, per come definito da queste tariffe, sarebbe parte integrante delle condizioni contrattuali.
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