Cina, Russia, il confronto e le nuove logiche imperiali

L’impero si legittima in nome di una missione civilizzatrice, di un ideale di ordine gerarchico e di pax imperiale che separano i sudditi dell’impero, da cui si esige lealtà ed obbedienza, dai «barbari» che vivono all’esterno dei confini imperiali e che l’impero aspira, prima o poi, a inglobare e a civilizzare. L’impero perde legittimità ai propri stessi occhi se non sottomette tutti i territori che ne facevano parte nei momenti più gloriosi del suo passato. Gli imperi possono fare talvolta alleanze tattiche fra loro ma aspirano a circondarsi solo di Stati vassalli, Stati che ne accettino l’autorità. Missione civilizzatrice e principio gerarchico non lasciano spazio alle libere scelte dei singoli, siano essi sudditi dell’impero o abitanti di territori che l’impero pretende di conquistare o di riconquistare.

Naturalmente, la speranza occidentale che altri mondi, con altre storie alle spalle, possano adottare istituzioni che proteggano la libertà, non è campata in aria. L’aspirazione alla libertà accomuna tante persone sparse per il mondo e che vivono sotto regimi autocratici. Ma questa giusta constatazione non deve fare dimenticare quanto potenti siano gli ostacoli che la storia passata, le eredità storiche, frappongono fra le aspirazioni e la possibilità di realizzarle.

Lo sappiamo: un modo per confondere le idee, molto popolare qui da noi, consiste nel mettere sullo stesso piano, accomunare nella stessa logica, America, Russia e Cina. Non c’è forse un impero americano? No, non c’è. L’America è una potenza egemonica, non un impero. Non aspira a conquiste territoriali. Ed è una democrazia, cosa che, per definizione, un impero non può essere. Quando Gran Bretagna e Francia, che possedevano grandi imperi coloniali, diventarono democrazie, si trovarono a sperimentare il conflitto, alla lunga ingestibile, fra il principio democratico e il principio imperiale. Ovviamente, questi sono argomenti che non hanno valore per coloro che pensano che sia il «capitalismo» (occidentale) la forma di dominio imperiale più potente e raffinata che la storia umana abbia mai prodotto.

Indubbiamente ci sono differenze fra gli imperi attuali e quelli del passato. La principale è data dai mezzi messi a disposizione dallo sviluppo tecnologico. Gli imperi di un tempo non avevano gli strumenti per esercitare un controllo efficace sulla gran parte dei sudditi: l’autorità formalmente senza limiti dell’imperatore conviveva, per lo più, con un’ampia autonomia di fatto delle comunità locali sparse per i territori dell’impero. Oggi esistono mezzi — Intelligenza Artificiale, Big Data — per monitorare ogni aspetto della vita dei sudditi. La Cina è, da questo punto di vista, all’avanguardia. Sono mezzi di controllo e di manipolazione che, giustamente, preoccupano anche noi. Anche se nelle democrazie occidentali qualche anticorpo c’è: regole e istituzioni, con una plurisecolare gestazione, che tutelano la libertà e che sono difficili da sradicare.

Come ha osservato Federico Rampini (Corriere del 31 marzo) non è ancora detto che il braccio di ferro internazionale in corso sia alla fine vinto dalle democrazie. In tanta incertezza , c’è almeno un punto fermo: se Russia e Cina, nonostante le illusioni di un tempo, non diventeranno mai simili a noi, noi, a nostra volta, non imiteremo Russia e Cina.

CORRIERE.IT

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