Lo scontro tra Meloni e la Lega sul Pnrr, punto per punto
di Gianluca Mercuri
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a essere al centro del dibattito politico. Beninteso: non è l’accartocciamento della classe dirigente in una questione autoreferenziale, ma un confronto necessario e vitale su una questione da cui dipende il futuro del Paese, la sua stabilità, la vita di migliaia di giovani nei prossimi anni: se decideranno di restare o andarsene, molto dipenderà da come sarà attuato il Pnrr.
Per questo, dare conto ogni giorno della discussione in corso sarà inevitabile, in particolare nel prossimo mese. Perché è in questo aprile che il governo deve capire cosa fare, e comunicarlo una volta per tutte alla Commissione europea, sperando nel suo ok.
L’obiettivo, fino a ieri, era scontato: fare di tutto per non perdere nemmeno un euro dei fondi che il Next Generation EU — si chiama così, il piano europeo, proprio perché è pensato per i giovani — ha destinato all’Italia, massima beneficiaria della più importante risposta solidale data dall’Europa comunitaria nella sua storia.
Senonché, ieri il secondo partito più importante della maggioranza di Giorgia Meloni ha cambiato il quadro. Il capogruppo alla Camera della Lega, Riccardo Molinari, ha detto che «forse sarebbe il caso di valutare se rinunciare a una parte dei fondi a debito». Il fatto che la premier abbia subito detto che non se ne parla è rassicurante per la rotta del governo e del Paese, ma non cancella gli interrogativi sulla coesione della maggioranza.
Lo stop di Meloni alla Lega, punto per punto:
• Cosa ha detto esattamente Molinari? Questo (al sito Affariitaliani): «Forse sarebbe il caso di valutare se rinunciare a una parte dei fondi a debito. Ha senso indebitarsi con l’Ue per fare cose che non servono? Giusto quindi ridiscutere il piano in Europa. O si cambia la destinazione dei fondi o spenderli per spenderli, a caso, non ha senso». Molinari ha poi fatto riferimento al ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto e al suo «corretto invito a fare un ragionamento serio sui progetti». Poi ha concluso: «Il problema sono i vincoli di spesa. Occorre chiedersi se serva impiegare tanti fondi su certe partite».
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